Non ho paura della vita, anzi ho imparato a volerla intensamente. Mi ha regalato più dispiaceri, confusioni e noia a volontà, ma da quando ho scoperto che serve da piattaforma per una buona vita spirituale, ho imparato a gioire anche delle sofferenze, o meglio della comprensione del meccanismo evolutivo che si cela dietro ogni dolore, ogni sconforto emotivo, ogni incertezza.
Poi, un giorno, ho visto che anche se sono vivo riesco, in alcuni momenti sempre più prolungati, a sentirmi, vedermi, sperimentarmi come spirito.
Da solo, senza guru, spiriti o extraterrestri, entro in dimensioni mai da nessuno raccontate, o da me neanche immaginate, e rimango sorpreso di questa possibilità, che pensavo appartenesse solo ai "santi", agli "illuminati", agli "eletti".
Eppur così, non riesco ancora a decidere: devo vivere, e crescere esplorando le dimensioni sconosciute, anche se immerso nel mare dei disagi, delle difficoltà, a volte delle sofferenze, o devo morire, e capitalizzare quello che ho già costruito in vita, e godermelo? La mia ignoranza di fronte a questo quesito è grande, e allora mi rifugio in "incoscienti" tuffi nei flussi delle esperienze terrene, sperando che loro mi portino davanti a una scelta definitiva, che mi tolgano dall'imbarazzo di dovermi misurare ogni giorno tra una realtà materiale, fatta quasi solo da"miserie", e una realtà spirituale fatta quasi solo da "sogni" di pace, appagamenti e amore senza fine.
E alla fine mi vedo qui, uno smart phone in mano e un messaggio che mi esce dal cuore e dalla testa, e mi rendo conto che ancora non devo scegliere, ma solo lasciare che le cose continuino a manifestarsi, nel modo in cui mi si manifestano: a scarpate in faccia, in sottili elucubrazioni mentali, in ancor più sottili intuizioni dell'anima, a infiniti, dolorosi "scivoloni", sia qua, nel mondo fisico, sia là, in quello astrale e spirituale.
Cosa ho imparato da tutto ciò? Che sono così lontano dalla comprensione del valore della vita e della morte, e dei loro significati ultimi, che forse è meglio che m'acquieto, e m'adeguo a quello che ho, anche se non trovo, come dicono di riuscire in tanti (santa mendace illusione) la pace, l'amore, l'unione con il creato e il suo creatore.