L’ultima esperienza atlante si stava mestamente per chiudere. Mancava ancora abbastanza tempo – secondo l’ottica umana qualche migliaio d’anni – ma quello che ai nostri sensi passava non percepito, tale non era agli occhi di Ya Yevh e soprattutto del Maestro, che da lontano seguivano l’evoluzione del pianeta Terra. I risultati non erano certo incoraggianti, e non facevano presagire nulla di buono per il tempo a venire.
Le acque del “grande diluvio” si erano ormai ritratte, permettendo la riemersone di vaste aree continentali, e le popolazioni – soprattutto quelle decimate dall’improvviso cataclisma naturale – stavano già ricostituendosi in forti nuclei organizzati.
L’arrivo – ottomila anni fa circa – di emissari di una popolazione che abitava il pianeta “anomalo” del nostro sistema solare, Nibiru, non aveva certo contribuito al ripristino di condizioni ideali per la ripresa del cammino evolutivo, tutt’altro.
Divisi tra di loro, asserragliati in una disputa interna, tutta familiare, per il controllo del potere sul loro pianeta d’origine, e soprattutto necessitati dal reperimento di grandi quantità d’oro, scarsissimo sul loro territorio ma grandemente in abbondanza sulla Terra, elemento indispensabile per correggere determinate condizioni ambientali su Nibiru che stavano compromettendo la stabilità di quel pianeta, erano scesi nel territorio storicamente definito come Mesopotamia e là avevano stabilito il centro politico e amministrativo della loro missione.
Rapidamente avevano assoggettato la popolazione locale, abbagliati dagli strabilianti poteri che questi “dei” mostravano detenere, e ancor più rapidamente avevano ripreso le loro lotte interne, usando gli umani come carne da macello in annose guerre fratricide che lasciavano migliaia, a volte milioni di morti.
Avevano – è vero – contribuito al miglioramento sostanziale della civiltà mesopotamica, non solo unendosi alle donne terrestri e generando uomini dalle caratteristiche speciali – i “giganti” – ma soprattutto attraverso manipolazioni genetiche che erano riuscite a creare un primo uomo “diverso” dai suoi simili, fisicamente più adatto a sopportare la gravità terrestre e l’intensità radioattiva solare, rendendolo non solo più forte – e quindi più atto al lavoro fisico – ma anche più scaltro, in grado quindi di assumere decisioni, o quantomeno di seguire alla lettera le istruzioni che gli venivano impartite.
Sapevano gli Annunaki (Nefelim per la Bibbia) – gli abitanti di Nibiru – che presto sarebbero dovuti tornare sul loro pianeta, in orbita di avvicinamento alla Terra, già che il passaggio successivo si sarebbe ripresentato solo tremila e seicento anni dopo.
Le scorte d’oro, dopo la scoperta degli enormi filoni delle Ande sudamericane, erano pronte; le guerre interne – soprattutto in Medio Oriente – si erano avvicinate pericolosamente ad un tragico olocausto, e poi c’erano gli atlanti, che con loro si contendevano territori e poteri; senza parlare di Ya Yevh, che da tempo cercava di spingere tutti quegli incursori galattaci verso i loro luoghi d’origine, nella speranza di poter vedere, finalmente, la razza degli homo sapiens cominciare a camminare davvero con le proprie gambe. Il caos era grande, e la possibilità di vedere l’umanità percorrere un cammino fatto di solidarietà e rispetto reciproco era ancora lontanissima.
Intanto però il tempo – anche quello cosmico – correva, e bisognava far qualcosa per permettere ai terracquei di ritornare a percorrere il cammino che li avrebbe riavvicinato al circuito universale.
A tutto questo progetto si contrapponeva anche la politica di Yel Luzbel, che dall’alto del mondo astrale faceva di tutto per influenzare negativamente la popolazione terrestre, di modo a ritardare sine die la sempre più imminente reintegrazione cosmica.
Di fronte a questo quadro desolante, fu gioco-forza per Ya Yevh dover ammettere l’impossibilità di correggere da solo il dispiegarsi degli eventi e dovere, di conseguenza, richiedere l’intervento della massima autorità spirituale della Galassia – il Maestro – per cercare di rimediare ai mali che lui stesso, attraverso il trasferimento del proprio DNA a tutta la popolazione universale ed anche alla sua gestione “politica” della crisi terrestre, aveva creato.
Il Maestro, che già sapeva che ciò sarebbe accaduto, aveva già previsto il modo in cui si sarebbe dovuto presentare davanti a quella situazione caotica: come un qualsiasi terracqueo si sarebbe reincarnato, avrebbe perso la memoria spirituale, e da lì sarebbe dovuto ripartire per mostrare ai Suoi simili le immense possibilità di risveglio e crescita che soggiornavano in ognuno di loro.
Ora si sarebbe dovuto decidere solo dove, e quando.
Roberto,...muito interessante o relato, de onde é?Pode citar a fonte ..beijo grande !
RispondiEliminaesta historia è a resultante do cruzamento das informaçoes recebidas atraves de Rogerio Almeida e de Zecharias Sitchin.
RispondiEliminaEspero sirva... abraços