Ieri ho incontrato un amico, assiduo lettore di questo blog, che mi ha fatto notare quanto poco consone siano, per la mia immagine di “spiritualista”, le posizioni pubbliche che ho preso riguardo l’attività politica nel nostro Paese. Dovrei distanziarmi da questo tipo di argomenti, mi ha detto, e soprattutto non prendere parte alla disputa politica attualmente in corso in Italia.
Siccome credo che Renato (questo è il suo nome) non sia l’unico a pensarla in questo modo, mi rivolgo a lui, e a tutti coloro che si identificano con il suo pensiero, cercando di rispondere circostanziando questa mia scelta. Con molto rispetto verso ogni altra opinione, ovviamente.
Chi mi legge sa che il contenuto principale del mio messaggio intende essere un invito alla costruzione di metodi personali atti ad operare una riforma intima che, partendo dal di dentro, riesca a migliorare la situazione evolutiva sia individuale che collettiva. Tutto ciò in vista del prossimo momento che segnerà l’atto iniziale del processo conosciuto con il nome “reintegrazione cosmica”.
Manca infatti una manciata di mesi all’evento – nessuno sa con esattezza il giorno – che rivoluzionerà il modo in cui l’umanità percepirà se stessa, il pianeta e l’universo intero.
Ma cosa succederà, in pratica? Gli ET verranno a insegnarci come sostituire il petrolio con l’acqua, risolvere la fame del mondo, le iniquità e le ingiustizie, rimettere in ordine il clima terrestre? Gesù apparirà e ci convertiremo tutti, immediatamente, alla pratica del buon vivere? Niente di tutto questo!
Il Maestro si farà solo rivedere nella Sua mega nave stellare ( 2.500 km di estensione ), usando la Sua veste cosmica affinché Lo si riconosca per l’effettiva funzione che ricopre nel contesto celeste, rammentando a tutti le parole, ancora valide, spese duemila anni fa in Palestina. Presenterà i Suoi “coadiuvanti”: Confucio, Mosè, Maometto e Lao Tze, Zoroastro, Platone e Socrate, Buddha, San Francesco e tanti altri ben noti alla storia dell’umanità, ma non ancora realmente compresi per l’essenza della loro opera ecumenica.
Ci sarà Sai Baba e, naturalmente, Javeh, il vero artefice di questo pataracchio che chiamiamo Universo. La percezione che tutti questi signori – esseri cosmici e spirituali - parlino una sola lingua e facciano parte di uno stesso schema, sarà immediata per tutti noi.
Da quel giorno le religioni, intese come insiemi di regole e precetti dogmatici per poter avere diritto - anche se intermediati da sacerdoti, rabbini, imam o quant’altro – ad un rapporto con Dio, necessariamente si ridimensioneranno. Arriveranno in breve alla pacifica implosione, costrette dall’immensa verità cosmica proferita personalmente dallo stesso Dio che, con nomi diversi – Brahma, Javeh, Allah –, si farà finalmente riconoscere come “il Creatore del Cielo e della Terra, Colui che è e che è sempre stato ciò che è”.
Fatto questo, se ne andranno. Migliaia ( alcuni dicono milioni ) di navi spaziali minori appariranno allora nei nostri cieli. Alcuni dei loro rappresentanti scenderanno e ci saranno scambi di vedute ( con chi non lo so, solo lo presumo per deduzione ) e di informazioni, in relazione al nuovo corso che l’umanità dovrà dare, globalmente, al proprio assetto per porsi finalmente in equilibrio con le leggi che governano il multiverso di cui facciamo parte. Un’azione riservata, fatta quasi in sordina ( in realtà è già cominciata da tempo), che avrà una breve durata. Poi se ne andranno pure loro. E noi resteremo di nuovo soli!
Con quella visione negli occhi, la verità cosmica finalmente svelata, il cammino evolutivo ora compreso, cosa volete che si faccia – noi umani – con tutto il nostro modo di gestione socio economica del pianeta, delle sue risorse, dei suoi abitanti? Volete che si lasci tutto come prima, in mano alle stesse persone, con le stesse regole? O credete, forse, che quello sarà il vero momento per fare ciò che non è mai stato fatto, ossia rivoluzionare metodi e schemi, abolire istituzioni retrograde e obsolete, assistere al ritorno nell’anonimato di coloro che iniquamente hanno gestito l’enorme patrimonio umano a loro affidato, e d’ora in poi costretti ad una tardiva e penosa riflessione personale?
Ricordiamoci la grande verità espressa da Karl Marx nel suo libro Il Capitale: “la struttura principale di una collettività moderna è quella economica, tutte le altre le sono subordinate, dalla politica alla cultura e tutto ciò che ne discende”.
Vorrei frenare l’indignazione (corretta) degli amici anticomunisti, ma nella prospettiva storico spirituale Marx, insieme a Napoleone, Darwin, Pestalozzi , Kardec ed altri, faceva parte di un’ equipe spirituale con l’immane compito di armonizzare fra loro le rispettive capacità per l’elaborazione di un sistema socio-economico che avrebbe dovuto favorire un capovolgimento benefico - purtroppo mai successo – nel metodo gestionale del “potere”, almeno qua in Europa, a quell’epoca centro della civiltà intellettualmente irradiante.
Ebbene, poco intendo di economia, qualche cosina in più di politica, ed è in questo modo che mi preparo ad intervenire attivamente nel processo in corso, non per atteggiarmi a leader o conductor, ma come seminatore di riflessioni che permettano di creare un ponte pratico, effettivo, tra le nuove esigenze spirituali e umane, che a quel tempo cominceranno prepotentemente ad affiorare, e lo stato delle cose da cui partiamo (l’attuale), stato che dovremo abbandonare, estirpare quasi completamente, per ricostruirne un altro, più consono al compito che ci aspetterà.
Mi spiace per chi abbia identificato nelle mie propensioni storico-culturali di sinistra, il modello a cui mi ispiro. Purtroppo né Pisapia, né Bersani e Vendola, né Di Pietro e Grillo, sono gli uomini a cui guardo con aspettativa. Men che meno Berlusconi, La Russa, Scilipoti e Bossi.
Nessuno di loro – messo alla prova – è stato capace di convincere. Non ci servono più. Altri saranno quelli chiamati a gestire il prossimo corso della storia.
Il cammino evolutivo globale passa per Israele e la Palestina, per la Libia, la Russia e la Cina, per l’Africa e l’America, e anche per l’Italia.
È per questo che, in vista di ciò che ci aspetta, quanto prima ci togliamo dalle scatole quegli uomini, quei politici assolutamente più retrogradi e dannosi, meglio faciliteremo il gravoso compito che dovremo svolgere nel prossimo futuro.
È per questo che oggi ritengo doveroso esprimere la logica conseguenza di questa mia (scusatemi) lunga elucubrazione mentale, e assumere una posizione concreta di fronte allo scenario in breve davanti ai nostri occhi.
È per questo che oggi torno, con sincera passione, a gridare: forza Pisapia!
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