Durante la vita di Gesù non vi fu alcuna produzione scritta concernente le Sue opere.
Immediatamente dopo la Sua morte, però, cominciò una vastissima opera di trascrizione dei fatti e soprattutto delle parole del Maestro. La costanza del lavoro di proselitismo degli apostoli, migrati non solo in ogni angolo della Palestina e delle nazioni vicine, ma anche in Europa attraverso la Spagna e la Sicilia, produsse grandi risultati nell’opera di diffusione del primo pensiero cristiano.
Nei primi decenni del nuovo secolo vari scrittori, storici, filosofi e letterati cominciarono a redigere i resoconti di quello che a loro parere avevano inteso dei racconti che gli erano arrivati da amici, o amici degli amici, che in ultima istanza si rifacevano alle gesta del Messia in Palestina.
Cento anni dopo la morte di Gesù il suo apostolo più giovane, e più amato, – Giovanni – scriveva l’Apocalisse, il libro delle rivelazioni, a suggello della sua opera sulla vita di Gesù, iniziata con il Vangelo alcuni anni prima, annoverandosi come l’unico degli apostoli ad aver redatto personalmente un testo che parlava di Lui.
Passato un altro secolo la proliferazione dei testi evangelici, oltre a lettere, resoconti storici, trattati filosofici ed altra letteratura del genere, era diventata enorme. La diffusione del cristianesimo come metodo religioso, inoltre, viaggiava sempre più oltre i confini della città di Roma, incuneandosi in territori che spaziavano tanto quanto le conquiste dell’Impero. La divisione di questo fra quelli d’Oriente e di Occidente, poi, non fece che aiutare la moltiplicazione di questo fenomeno, facendo lievitare il numero degli scritti a varie migliaia.
Immediatamente dopo la Sua morte, però, cominciò una vastissima opera di trascrizione dei fatti e soprattutto delle parole del Maestro. La costanza del lavoro di proselitismo degli apostoli, migrati non solo in ogni angolo della Palestina e delle nazioni vicine, ma anche in Europa attraverso la Spagna e la Sicilia, produsse grandi risultati nell’opera di diffusione del primo pensiero cristiano.
Nei primi decenni del nuovo secolo vari scrittori, storici, filosofi e letterati cominciarono a redigere i resoconti di quello che a loro parere avevano inteso dei racconti che gli erano arrivati da amici, o amici degli amici, che in ultima istanza si rifacevano alle gesta del Messia in Palestina.
Cento anni dopo la morte di Gesù il suo apostolo più giovane, e più amato, – Giovanni – scriveva l’Apocalisse, il libro delle rivelazioni, a suggello della sua opera sulla vita di Gesù, iniziata con il Vangelo alcuni anni prima, annoverandosi come l’unico degli apostoli ad aver redatto personalmente un testo che parlava di Lui.
Passato un altro secolo la proliferazione dei testi evangelici, oltre a lettere, resoconti storici, trattati filosofici ed altra letteratura del genere, era diventata enorme. La diffusione del cristianesimo come metodo religioso, inoltre, viaggiava sempre più oltre i confini della città di Roma, incuneandosi in territori che spaziavano tanto quanto le conquiste dell’Impero. La divisione di questo fra quelli d’Oriente e di Occidente, poi, non fece che aiutare la moltiplicazione di questo fenomeno, facendo lievitare il numero degli scritti a varie migliaia.
Quando la Chiesa Romana cominciò a rendersi conto dell’importanza che stava assumendo nella società, non solo dal punto di vista meramente teologico e religioso, ma anche da quello politico – non raramente sostituendosi alla realtà amministrativa vigente – sentì la necessità di darsi uno statuto interno. Una delle prime operazioni a combinarsi fu quella, quindi, dell’individuazione dei testi evangelici – fra le migliaia esistenti – che più si adattassero alle necessità teologiche e civili del nuovo soggetto politico che impersonava.
La raccolta di tutti i testi rinvenuti nelle centinaia di chiese regionali che si sparpagliavano nell’ampio territorio dell’Impero, ognuna di loro adottando i propri scritti e accreditandoli della veridicità, era una mossa necessaria per poter “effettivamente” centralizzare il potere a Roma, e da lì controllare meglio l’andamento delle diocesi più lontane, oltre al fatto, naturalmente, di accentrare finalmente nelle mani del Papa la dottrina teologica che meglio rispondeva alle necessità di supremazia e governo.
Fu un uomo di Chiesa, Geronimo, la persona a cui vanne affidato dal Papa in pectore, il compito della cernita e della selezione finale delle opere più consone allo spirito della Chiesa di allora, e questo avvenne mediante la proscrizione del 90% del materiale raccolto, e l’elezione di pochi testi – fra cui i quattro Vangeli che tutti conosciamo – che sarebbero serviti a compilare il testo sacro della Chiesa Romana, il Vecchio e il Nuovo testamento.
Nasceva il Cattolicesimo Romano.
La raccolta di tutti i testi rinvenuti nelle centinaia di chiese regionali che si sparpagliavano nell’ampio territorio dell’Impero, ognuna di loro adottando i propri scritti e accreditandoli della veridicità, era una mossa necessaria per poter “effettivamente” centralizzare il potere a Roma, e da lì controllare meglio l’andamento delle diocesi più lontane, oltre al fatto, naturalmente, di accentrare finalmente nelle mani del Papa la dottrina teologica che meglio rispondeva alle necessità di supremazia e governo.
Fu un uomo di Chiesa, Geronimo, la persona a cui vanne affidato dal Papa in pectore, il compito della cernita e della selezione finale delle opere più consone allo spirito della Chiesa di allora, e questo avvenne mediante la proscrizione del 90% del materiale raccolto, e l’elezione di pochi testi – fra cui i quattro Vangeli che tutti conosciamo – che sarebbero serviti a compilare il testo sacro della Chiesa Romana, il Vecchio e il Nuovo testamento.
Nasceva il Cattolicesimo Romano.
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