lunedì 3 ottobre 2011

La creazione del pianeta blu - parte 2

Il tempo passava e questo popolo arrivato qui con le proprie navi spaziali stava dominando il pianeta. Sottometteva la razza terracquea, creata da Javeh, a torture e schiavitù. A Javeh ciò non piacque, ma non interferì in alcun modo.

Altra razze di esseri arrivate successivamente cominciarono a saccheggiare il pianeta, a rubarne i minerali da potersi portare via. Altri asportavano esemplari dell’esuberante flora, e altri ancora i geni degli animali del suo magnifico giardino.

Javeh vide allora il suo giardino essere violato in tutti i sensi! Stavano distruggendo la flora e la fauna, e anche i fiumi e gli oceani erano contaminati e distrutti da questi esseri, con tecnologie che gli permettevano di vivere finanche negli abissi.

Javeh vedeva tutto ciò succedere, ma non muoveva un dito! Era molto contrariato con la violazione della sua grande opera, ma rimase ancora ad osservare gli avvenimenti.

Arrivò anche un tempo in cui questi esseri – quelli arrivati in navi spaziali – pur avendo una grande conoscenza tecnologica, cominciarono a soffrire un processo di degrado in relazione al livello evolutivo che gli apparteneva.
Li vide farsi guerra, distruggere la flora e la fauna, invadere gli oceani con macchine che inquinavano l’ambiente.
S’arrivò al punto che questi esseri provocarono un gigantesco maremoto, distruggendo le proprie città e la vita della maggioranza dei loro abitanti.

Javeh s’infuriò: come avevano potuto fare ciò, arrivare al punto di provocare lo squilibrio di tutto un pianeta, solamente per poter dominare la loro stessa razza?
E gli esseri che qua circolavano estraendo minerali e vegetali contribuivano a questa distruzione!

Javeh decise che era arrivata l’ora di interrompere tutto ciò che stava succedendo. Risolse d’espellere tutti quegli esseri che qua stazionavano con la sola intenzione di sfruttarne le risorse senza nulla offrire all’evoluzione di quegli altri esseri qua creati.

Javeh li espulse, non ci fu una sola razza a cui permise di restare, ma solo quella che lui aveva creato, quegli stessi esseri primitivi che abitavano la Terra prima dell’arrivo degli esiliati dai mondi di Cappella.

Gli esseri extraterreni, invece, che erano “morti” durante quell’esistenza avrebbero dovuto reincarnarsi nei corpi di quest’altri primitivi, e solo così avrebbero potuto continuare nel loro processo di redenzione. Ma molti di quegli esseri “non oriundi” non ne volevano sapere di passare per questo processo di depurazione e rimasero vaganti nei mondi paralleli che attorniavano la Terra, assieme ai leader della ribellione, auto-confinatisi nella stessa fascia esistenziale in cui risiedeva il Signore Javeh.

Lui si vide allora coinvolto in un grande dilemma: che fare del suo giardino perfetto? Cosa sarebbe successo alla razza qua creata? Cosa avrebbero fatto gli esseri che qua sarebbero sopravvissuti? E quelli astralizzati?

Javeh si rese conto d’essere stato coinvolto da una serie di problemi che non voleva, che non facevano parte del suo progetto originario.
Ma non si poteva fare altro. Avrebbe dovuto amministrare il tutto o abbandonare il pianeta alla propria sorte, cosa per lui inammissibile. Doveva esserci un’altra soluzione!

Fu a questo punto che l’equipe del Maestro Gesù si mise in comunicazione con lui, offrendogli assistenza. All’inizio Javeh non comprese nemmeno come questi nuovi esseri potessero esistere al di fuori della sua stessa creazione. Ma chiarì subito che qui chi comandava era lui. Dopo molte chiarificazioni, Javeh accettò il fatto che uno di questi esseri potesse nascere sulla Terra per diventare il leader di tutte le specie e riconoscere, in lui, il potente Dio di questo pianeta.

Cercò allora di preparare una razza speciale per ricevere quello che sarebbe stato il suo rappresentante sulla Terra. Il popolo scelto per ricevere il suo rappresentante fu quello ebreo.

Così, io e altri tre miei fratelli, tutti cloni di Javeh, ci mettemmo a disposizione per pianificare e realizzare la nascita di questo essere sulla Terra.
Javeh ci diede questo compito, ed eravamo quindi adesso agli ordini di quello che sulla Terra sarebbe stato conosciuto come Gesù.

Cominciava per noi una nuova prospettiva di vita. Avremmo cominciato a conoscere ciò che c’era al di fuori di questo Universo – e di conseguenza anche dello stesso Javeh – perché avevamo finalmente un legame diretto con il Padre Amatissimo.




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