Se è quasi intuitivo riconoscere alcuni segnali di successo nelle strategie messe in atto per il miglioramento morale progressivo a cui tendeva tutto il progetto Terra, meno facile è accettare gli scopi ultimi dell’esperimento messo in atto con la creazione del nostro pianeta. Uno di questi è il “portale cosmico”. Posta agli estremi di una delle spirali del nostro sistema galattico – la Via Lattea – la Terra sarebbe servita, in un futuro oggi non più distante, come trampolino di lancio per viaggi inter-sistemici e inter-dimensionali.
La collocazione geografica prossima a un vortice energetico – un buco nero – da cui partono condotti che attraversano parte dell’universo senza sottoporsi ai limiti dello spazio e del tempo, era la caratteristica astronomica che interessava molte delle civiltà extraterrene a noi vicine, notevolmente sviluppate dal punto di vista tecnologico, ma non ancora in grado di progettare macchine e tecniche che gli avrebbero permesso il raggiungimento fisico di tale vortice.
Una base fissa sul nostro pianeta, facilmente raggiungibile da molti, avrebbe risolto la situazione, permettendo scambi di esperienze con realtà dell’universo ancora enormemente distanti. Il progresso scientifico, ma anche morale, che si sarebbe potuto raggiungere con tali scambi esistenziali sarebbe state di enorme vantaggio per tutti, e questo era l’obbiettivo ultimo in cui molti speravano.
Il ritmo di marcia lento e pieno di intoppi invece, unito all’incredibile degradazione ambientale che stiamo imponendo al nostro pianeta, stava – e sta – mettendo in rischio quest’ultima parte del progetto Terra.
Il tempo, purtroppo, non ci è amico, né la nostra ignoranza e incompetenza nel riconoscere gli errori che da anni stiamo facendo sul fronte ambientale. La fiducia in un nostro prossimo “ravvedimento” non è poi gran cosa, e chi ci guarda dal “di fuori” non è molto ottimista, anzi direi esattamente il contrario.
Ecco perché arrivati alle soglie dell’inversione di tendenza cosmica, con il nostro sistema solare – dalla fine del 2012 – in avvicinamento costante al centro della galassia, ricevendo sempre maggiori flussi di energie provenienti dal centro della Via Lattea, il tempo dell’attesa dei nostri buoni propositi è in fase terminale, e volenti o nolenti saremo costretti a “subire” l’intervento esterno dei nostri fratelli di altre civiltà cosmiche, a ricordarci le nostre origini e i propositi che ineluttabilmente ricordiamo quando in stato di spirito, tra una vita fisica e l’altra, ma che puntualmente dimentichiamo una volta apparsi nel contesto della materialità.
Tutto questo grande dispiegarsi di eventi – preannunciato dal Maestro, dai suoi discepoli, dai molti avatar nel corso della storia in varie opportunità – sarà naturalmente diretto da Ya Yevh, in qualità di nostro Creatore ma anche di diretto interessato all’evoluzione della razza umana.
L’interesse di Ya Yevh è personale: esseri come lui – e ce ne sono tanti – con esistenze quasi senza tempo, sono costretti ad una specie di immobilismo morale determinato dall’assenza di opportunità di esperienze fisico-materiali, le uniche a proporzionarci possibilità di intervento che possono trasformarsi in passi evolutivi concreti. Non avendo situazioni di stimolo che gli permettano, col confronto e l’introspezione, di modificarsi intimamente, Ya Yevh è costretto ad utilizzare le nostre esperienze e le nostre sensazioni per rendersi conto della duttilità dello spirito nel riconoscere se stesso per quello che è: ad immagine e somiglianza del Dio creatore.
E’ meraviglioso per lui verificare come l’essere umano, a differenza di molti altri, ha la possibilità in una sola vita – una manciata di anni che tradotti in tempo cosmico sono quasi meno di niente – di passare da uno stato di coscienza ignorante e incongruente ad un altro profondamente compenetrato dalla più alta sensibilità morale.
L’esempio di uomini che pur se incarnati e dimentichi della propria origine spirituale riescono a trascendere la materialità e vivere di luce e amore – ne potremmo ricordare a decine, da Bhudda a Lao Tse, da Francesco d’Assisi a Madre Teresa, da Ghandi a Gesù – è il modello a cui il nostro creatore guarda con sempre rinnovato interesse, cercando di cogliere in queste esperienze il materiale da utilizzare per la propria evoluzione.
Sembra strano, ma è proprio così: Ya Yevh, il creatore dell’Universo, ci invidia la capacità che abbiamo di imparare... e di cambiare.
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