Mi venne spontaneo chiedere: «E che succede se non si vede la luce e neanche l’ombra?».
«Realmente questa è la condizione di molti, moltissimi. Avere gli occhi non è certo una garanzia per poter vedere, ma verrà il tempo, e non è lontano, in cui tutti vedranno quello che deve essere visto, e a quel punto rimarrà solamente l’opzione di comprendere, o no. Il calendario maya, che in realtà maya non è ma tolteco, ci dà un’indicazione precisa di questo tempo che deve venire, quando la specie umana tornerà a convivere con le altre specie del cosmo. Purtroppo né i Maya né gli Aztechi seppero interpretare ciò che in quel tempo sarebbe dovuto succedere, e confusero l’inizio di una nuova tappa dell’evoluzione del pianeta con la fine del mondo. Per questo, nella loro ignoranza, tentarono di ritardare quel momento che a quell’epoca non erano riusciti a identificare con precisione e pensavano fosse imminente, offrendo sacrifici umani con lo scopo di calmare l’ira degli Dei e postdatare così l’inevitabile.
Già altre tradizioni dell’antichità avevano tramandato le stesse cose, con le stesse date e lo stesso avvenimento, cioè la fine di un’epoca, e provenivano dai più svariati luoghi del mondo tipo l’India con i testi Vedici e la Mesopotamia con gli insegnamenti accadiani, discendenti dai sumeri.
Il calendario tolteco era riuscito a calcolare la data esatta della fine di questo periodo, che loro chiamavano la quinta età del mondo, e questa è il 21 dicembre del 2012, fra 32 anni quindi».
Deglutii strabuzzando gli occhi, ma Rogerio andò avanti.
«Questa data, ancora oggi vista da molti come quella che decreta la fine del mondo, è in realtà solo la fine di una delle tante ere che si sono succedute durante la storia del pianeta, l’era in cui l’homo sapiens rimase isolato dalla convivenza con il resto delle altre famiglie siderali, e l’inizio del rinnovamento planetario».
«Rinnovamento planetario? Che tipo di rinnovamento?».
«Quello in cui non nascerà più nessuno, qui sulla Terra, con karma e tendenze negative. Fra le tante voci che hanno annunciato questo finale di era, ci sono anche quelle degli spiriti disincarnati, quelli di cui abbiamo parlato quando ti presentai l’opera di Allan Kardec. Ti ricordi quel professore francese che scrisse i primi libri sullo spiritualismo? Bene, lui già allora annunciava che la Terra non sarebbe più stata un mondo di “espiazione e prova” per diventare un “mondo rigenerato”.
È la medesima storia raccontata con parole differenti. Nello stesso Egitto, migliaia di anni fa, si parlava del finale dell’era dei pesci e dell’inizio di quella dell’acquario come del momento dell’inizio di tale rinnovamento. Il marchio cronologico dei toltechi è solamente il più preciso in relazione alla data di tale avvenimento».
Ero sconcertato.
Non avevo mai sentito parlare dell’esistenza di queste predizioni, ma mi ricordavo di quelle di Nostradamus e soprattutto dell’Apocalisse della Bibbia, e gli chiesi se ci fosse una relazione.
«Né l’Apocalisse né Nostradamus hanno predetto, come molti asseriscono, la fine del mondo. Ci sono solo delle indicazioni sulla fine di un’era. Forse però l’Apocalisse, fra tutte le fonti profetiche, per complicata che possa essere la sua interpretazione, è quella che più mi sembra chiarire meglio la questione.
In effetti là viene descritta da Giovanni, e chiamata come la Gerusalemme celeste, la città volante che dovrà avvicinarsi alla Terra ed essere vista da tutti, la nave stellare che ci visiterà dando inizio al primo contatto ufficiale che gli abitanti della Terra dovranno avere con quelli di altre realtà cosmiche. Credo che il calendario tolteco indichi, con quella data, questo avvenimento. Ovviamente non posso esserne sicuro, quindi non ci rimane che aspettare per vedere se sarà proprio così».
In quel momento l’immobilità del cielo venne interrotta e, a fianco della costellazione di Orione che brillava davanti ai nostri occhi, una saettante scia di fuoco, probabilmente un
meteorite, scivolò nella volta celeste.
Tutti e due la vedemmo, giacché parlavamo tra noi ma con lo sguardo rivolto verso le montagne che ci stavano di fronte, il cielo sullo sfondo.
Ci guardammo negli occhi e mi venne spontaneo un commento sul fatto che sembrava che qualcuno volesse, con quello spettacolo astrale, confermare le affascinanti storie del mio
nuovo amico.
Approfittai quindi del momento magico per chiedergli quello che da sempre avrei voluto sapere sulla nostra origine, quella dell’universo, e soprattutto sul nostro destino
finale.
«Ti stai riferendo alle grandi indagini della scienza, ai tre grandi enigmi dell’umanità: come è nato l’Universo, e la vita e la coscienza?» chiese Rogerio.
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