giovedì 23 dicembre 2010

Un tributo ai miei compagni di viaggio

Oggi mi sono svegliato volendo fare un tributo a tutti i miei compagni di viaggio, quelli di un tempo e quelli di oggi.
Ognuno di loro è stato importante nel percorso che ho intrapreso in questa esperienza esistenziale che chiamiamo vita, ma alcuni fra essi hanno assunto, o stanno assumendo, un ruolo fondamentale nelle difficili scelte che ho davanti, compiute e da compiere.
Grazie a Simone, grande alleato, “mostro informatico” che sta cercando di fare un miracolo aprendomi le strade al mondo attraverso mezzi che io consideravo quasi “giochini per perdere tempo” e che mai sarei riuscito, senza il suo aiuto, a capire ed usare.
Grazie a Rossella, compagna d’altri tempi, “anima amica” che s’è fatta ritrovare per darmi una mano nel mare oscuro di un’Italia che non ricordavo più, non riconoscevo più.
La sua pazienza, la sua generosità, la sua affettuosità mi hanno commosso, e convinto a seguirla.
E’ lei che seda le mie apprensioni con il vigile ascolto, con le docili opinioni di cui è portatrice. E’ lei che scalda il mio cuore infreddolito dalla molta solitudine, e lo tiene in bella vista nella migliore cornice che ha in sala (e che io non ho ancora, per pigrizia, appeso).
Grazie al mio piccolo figlio Victor. Sei il mio angelo custode “speciale”, colui al quale guardo ora come padre, ora come allievo. So chi sei, e perchè sei qui, e ti ringrazio tutti i giorni per la generosità che hai mostrato volendo onorarmi e nascendo da me.
Grazie ad Alessandro. A giorni farai diciotto anni, e una nuova vita comincerà a sfilarti davanti agli occhi. Mi chiedo – me lo sono chiesto spesso – se sono stato capace di insegnarti, ripassarti valori importanti, etici, realistici, utili a farti intraprendere con sicurezza la strada della vita. Non lo so, lo vedrò in breve, spero. Ti amo.
Grazie anche a Ceni’, la mamma dei miei due ragazzi. Nonostante l’andazzo turbolento degli ultimi anni, le piccole e grandi cattiverie cui non siamo stati capaci di resistere, non potrò mai scordare la fortuna che ho avuto nell’incontrarti, e tutto quello che mi hai dato, e che spero un giorno poter rendere.
Grazie ai miei genitori, che hanno saputo aspettare in silenzio per trent’anni, prima di rivedermi tornare a casa. Grazie per non esservene andati prima, e per darmi la possibilità di ricompensare, anche se solo in parte, tutto ciò che mi avete dato, per puro amore, senza alcuna richiesta corrispettiva. Vi amo profondamente tutti e due, e la vostra presenza è per me una fonte di felicità quotidiana.
Grazie a tutti gli amici che mai mi hanno abbandonato, a quelli che stanno tornando, ai nuovi che si stanno timidamente avvicinando. Siete tutti parte della mia storia, e per ciascuno di voi c’è sempre un posto nel mio cuore.
Grazie a Rogerio, faro nella notte tempestosa, fratello di tempi lontani mai dimenticati, che mi ha sporto la mano nel momento in cui ne avevo bisogno, e dalla quale non mi sono più staccato. L’averti a mio fianco, in questi momenti così speciali per tutti noi, m’è motivo di conforto e contentezza. Finalmente, dopo tanti tentativi andati a male, sembra che questa volta ce la faremo per davvero. Namaste.
Ah, dimenticavo, grazie anche a te, mio angelo custode. Tu sei uno di quelli che non si vedono, agiscono silenziosi nell’ombra, non chiedono mai niente. Ti ho scorto solamente qualche anno fa, anche se non ti ho mai visto chiaramente. Ma non è per questo che un po’ troppo raramente mi ricordo di te: è che mi sto abituando poco a poco, e anche se ti chiamo solamente quando ne ho bisogno, vorrei che tu sapessi che sono assolutamente cosciente della tua assidua presenza, e degli interventi che costantemente ti costringo a fare per permettermi di proseguire nei miei compiti.
Con tutti i fratelli e gli amici ora in altre dimensioni non ho bisogno di imbrattare fogli, loro già sanno quanto gli sono grato!
A tutti voi, che riempite la mia vita di amarezze e di gioie, un grazie per avermi regalato un pezzo del vostro cammino, e diviso con me. 


lunedì 20 dicembre 2010

Lo Spiritualismo di Allan Kardec - Proprietà della materia

Alla stessa maniera in cui per valutare correttamente una situazione dobbiamo comprenderne tutti i presupposti iniziali, anche per la reintegrazione cosmica si necessita, come fenomeno in divenire, della presentazione di tutti i presupposti teorici che la precedono, e la determinano.
Inserita com’è all’interno di una dottrina specifica - lo spiritualismo sorto in Francia nel secolo diciottesimo per merito del “codificatore” Allan Kardec - diventa quindi imprescindibile lo studio delle sue “basi” dottrinarie.
Obbiettivo di questo blog è quindi introdurre, poco a poco e per argomenti specifici, lo spiritualismo Kardecista, attraverso la presentazione che lo stesso autore fa nel suo primo libro in questi brani, dedicati al tema, tratti dal “Il libro degli spiriti” .



-         La ponderabilità è attributo essenziale della materia ?
-         Della materia come la intendete, sì; ma non della materia considerata come fluido universale. La materia eterea e sottile che forma questo fluido è imponderabile per voi, ma non per questo lascia d’essere il principio della vostra materia ponderabile.
-         La materia è formata da uno solo o da molti elementi?
-         Da un solo elemento primitivo. I corpi che considerate come corpi semplici non sono veri elementi, ma trasformazioni della materia primitiva.
-         Da dove provengono le differenti proprietà della materia?
-         Dalle modificazioni che le molecole elementari soffrono all’unirsi, e in altre determinate circostanze;
-         Quindi il sapore, l’odore, i colori, le qualità velenose o salutari dei corpi, non sarebbero altro che modifiche di un’unica e stessa sostanza primitiva?
-         Sì, senza dubbio, ed esistono solamente per la disposizione degli organi destinati a percepirli.
-         La stessa materia elementare è suscettibile di passare per tutte le modifiche e acquisire tutte le proprietà?
-         Sì, è così che va inteso quando diciamo che tutto è in tutto.
-         Questa teoria non sembra dar ragione all’opinione di quelli che non ammettono, per la materia, altro che due elementi essenziali: la forza e il movimento, intendendo che tutte le altre proprietà non sono che effetti secondari che variano secondo l’intensità della forza e della direzione del movimento?
-         Opinione esatta.
-         Le molecole hanno una forma determinata, costante o variabile?
-         Costante per le molecole elementari primitive, ma variabile per le molecole secondarie, che sono agglomerati delle prime. Ciò che chiamate molecola è ben diversa dalla molecola elementare.



domenica 19 dicembre 2010

Cosmogonia - Il grande progetto di Ya Yevh

Ogni cosa nella natura ha un senso, soprattutto una finalità. La Terra, il pianeta che della natura ha fatto la sua identità, la sua specialità, non è da meno: anche lei ha una finalità. Complessa e inderogabile.
Quando Ya Yevh - quattro miliardi e seicento milioni di anni fa - ne ha costituito la struttura, pensava esattamente alle sue molteplici finalità: essere un laboratorio dove far sorgere sempre nuove specie, fornire materie prime – minerali, vegetali – per l’utilizzo in altri mondi o sistemi galattici, essere la sede dell’evoluzione della razza umana, trasformarsi in “portale”, una specie di trampolino di lancio, per viaggi interdimensionali. Non ultimo, permettere allo stesso Creatore di evolvere con la sua creatura.
Se diventa facilmente accettabile l’idea di un pianeta con lo scopo di riunire una immensa bio-diversità, atta a sopperire con le proprie materie prime altri mondi con carenze specifiche di questo o quell’elemento, meno intuitiva è la scelta di un pianeta selvaggio, percorso da cataclismi e belve varie, dominato dalla materialità, per farvi nascere e crescere una razza di esseri che avrebbero dovuto evolvere fino al raggiungimento della coscienza del Padre.

Perchè allora è stata fatta, e proprio sulla Terra?

Perché il percorso dalla materialità alla spiritualità si sarebbe potuto dispiegare in tutta la sua ampiezza, già che tutte le forme di vita, animate e non animate, contenevano comunque il DNA del Creatore, e ciò avrebbe – in teoria – permesso un percorso evolutivo lento ma progressivo, senza gravi intoppi.

La scelta del tipo di essere che avrebbe, infine, dovuto imperare sul pianeta avvenne a tappe. Si cominciò qualche milione di anni fa con l’affermarsi di una razza biologica che potremmo definire “ominide”: esseri strutturalmente umani ma senza “coscienza”, e quindi senza responsabilità karmiche, pronti a far tutto ciò che era necessario per poter migliorare fisicamente e soprattutto spiritualmente, con una acquisizione graduale della propria “specificità” in relazione alle altre specie biologiche presenti sul pianeta.
Innesti regolari di altri prototipi “umani” provenienti da razze planetarie differenti, che si “sacrificavano” in nome del grande progetto evolutivo di Ya Yevh, avrebbero permesso piccoli e grandi “salti quantici” nell’evoluzione stessa, portandola verso il suo grande obbiettivo: la spiritualizzazione.
Furono varie le esperienze fatte in questo senso. Regolarmente arrivavano gruppi di esseri provenienti da realtà sistemiche differenti, con strutture fisiche diverse che spaziavano dall’altezza al colore della pelle. Lo scopo precipuo era quello di individuare quella che meglio si sarebbe combinata con gli “ominidi” nello sviluppo di una razza che meglio si sarebbe potuta ambientare alle condizioni estremamente materiali del pianeta.
Il vantaggio era mutuo: per gli ominidi che ricevevano influssi e nozioni superiori che li avrebbero aiutati nel progredire con maggiore velocità, per “quelli di fuori” perché avrebbero contribuito alla costruzione del grande piano di Ya Yevh, accelerando il ritmo del percorso evolutivo di quella parte del nostro sistema galattico. E questo fu ciò che risultò per milioni e milioni di anni, fino all’arrivo di Yel Luzbel e dei suoi “ribelli”.
In quel momento dovette necessariamente cambiare la strategia, visto che l’arrivo di questi fratelli provenienti da un lungo esilio planetario avrebbe sì aiutato la razza terrena ancora primitiva ad acquisire conoscenze che l’avrebbe portata ad uscire dal lungo tunnel dell’ignoranza a cui era stata da sempre costretta, ma allo stesso tempo sarebbe stata foriera di conflittualità spirituali ancora sconosciute nel nostro mondo, felice nella sua ignoranza morale.
Anche in questa occasione, però, la dualità dei vantaggi era evidente: ancora maggior progresso tecnico-scientifico per gli abitanti del pianeta, oltre a un’ultima, decisiva, opportunità di redenzione per i ribelli, che dovendosi incarnare in questa realtà materiale senza poter preservare il ricordo del passato, avevano modo di ricostruirsi – ad ogni nuova reincarnazione – un’identità spirituale sempre migliorata.
Il prodotto dell’incrociarsi di queste differenti realtà esistenziali è oggi sotto gli occhi di tutti: siamo noi, gli attuali sei miliardi di esseri incarnati, e i quasi venti che vivono nel mondo astrale e spirituale che circonda il nostro globo. Purtroppo il risultato di questa interazione non è stato dei più positivi, e piccolo è stato il progresso spirituale che ha accompagnato la nostra storia. Se comunque il grado di coscienza dell’umanità ha fatto significativi passi in avanti, dobbiamo ringraziare gli spiriti eccelsi che di tempo in tempo hanno fatto la loro comparsa sul pianeta, alcuni come grandi avatar, inviati dallo spazio con lo scopo precipuo di farci compiere “salti quantici” nella comprensione della vera realtà esistenziale, altri – la maggior parte – come “normali” esseri umani che con il loro esempio di vita hanno influito su tante scelte storiche di piccoli e grandi gruppi dell’umanità.
Non di meno è stata – lo è tuttora – di somma importanza la rivelazione della dottrina spiritualista nel diciannovesimo secolo che ha permesso, mediante il riconoscimento dell’enorme contributo di medium anonimi, l’identificazione chiara e inequivocabile dell’esistenza di un mondo spirituale “a priori”, matrice dello specchio di realtà in cui noi ci muoviamo.

Il percorso evolutivo, lento ma inarrestabile, cominciava ad essere intenzionalmente intrapreso da un numero sempre maggiore di “terracquei”.



       

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