venerdì 7 ottobre 2011

Javeh, la sua creazione e la missione d'amore di Gesù - parte 1

Quando Gesù s’incarnò sulla Terra a seguito di una nostra precisa pianificazione – noi, in qualità di figli di Javeh, eravamo al comando di questa operazione  successe un profondo cambiamento sul globo terrestre.
Ciò che Gesù seminò in questo pianeta coinvolse anche i mondi paralleli e tutto quanto circonda l’Universo. Gesù venne e lasciò alcuni semi: "Amatevi l’uno con l’altro", "Perdona il tuo prossimo" e "Il mio regno non è di questo mondo”.
Javeh intanto osservava da vicino ogni azione di Gesù in questo mondo, rimanendone sorpreso, a volte nemmeno intendendo perché agisse in quella maniera, così differente da ciò che egli pensava e soprattutto avrebbe fatto, se fosse stato al suo posto.

Come poteva agire così? La sua missione era chiara: sarebbe dovuto venire sulla Terra e diventare il leader della nazione che Javeh aveva scelto per dominare il pianeta e, proprio attraverso questa stessa nazione, generare una nuova comunità sul pianeta blu.
Javeh vide che Gesù non parlava neanche di lui, del fatto che fosse padrone di tutto ciò che esisteva, che lui era il Dio di questo Universo!

Gesù parlava di un altro Dio, di un Padre Amatissimo che viveva al di fuori di questo Universo e che tutti amava. Ma chi era questo Dio? Lui conosceva soltanto questo Universo e ciò che in esso esisteva; come poteva esserci un altro Dio all’infuori di lui? Javeh non capiva da dove fosse venuto questo essere ora incarnato nel suo pianeta e che dava un messaggio differente da quello che egli stesso aveva programmato.

All’improvviso si ricordò di aver dettato nelle antiche scritture che un messia sarebbe venuto a salvare il popolo ebreo dal dominio ed elevarlo alla categoria di popolo scelto per guidare tutte le nazioni, nel futuro. Ma c’era anche scritto che il messia non sarebbe stato riconosciuto e sarebbe stato ucciso da questo stesso popolo che l’avrebbe ricevuto, poiché non sarebbe stato accettato come loro rappresentante.
Javeh s’avvide allora che Gesù non si sarebbe comportato come accordato, che non avrebbe parlato di lui e che non avrebbe assunto la leadership del popolo ebreo. Gesù sarebbe stato crocefisso dal popolo che avrebbe dovuto comandare.

Javeh niente fece per interferire in ciò che stava succedendo, credendo che il destino che quell’essere si stava preparando ad avere, fosse in realtà ciò che Lui stesso aveva scelto. Avrebbe infatti potuto facilmente liberarsi di tutti quei problemi con un solo pensiero, scomparendo da quel luogo per apparire in un altro. Se invece si stava lasciando ammazzare in quel modo era perché così Lui stesso voleva. E quindi egli, Javeh, non avrebbe interferito.

Non comprendeva neanche la natura di Gesù, non capiva che diversamente da lui Questi era incapace di modificare i pensieri e le azioni di un qualunque essere vivo. Javeh non riusciva neppure a capire cosa significasse rispettare il libero arbitrio di ogni creatura esistente in questo Universo.
Comportandosi come fece, Gesù ci mostrò – a noi figli di Javeh –quanto fosse importante il rispetto per gli esseri viventi di questo pianeta e di tutto l’Universo. Noi avevamo già un’idea più chiara di cosa volesse dire essere un cittadino cosmico e di come ci si dovesse comportare con il Padre Amatissimo, che adesso sapevamo esistere al di fuori di questo Universo.

Quando noi cominciammo a convivere con Gesù per pianificare la sua nascita qui sulla Terra, vedemmo che al di fuori di questo luogo dove noi stessi viviamo, ce ne erano altri, con una miriade di esseri di una natura superiore che conviveva armoniosamente con tutto ciò che esisteva negli Universi creati dal Padre Amatissimo.

Scoprimmo che il nostro dio creatore era differente, e che noi ne eravamo direttamente legati non per affinità, ma per imposizione di circostanze che non dipendevano dalla nostra volontà.
Ci meravigliammo di tutto ciò che vedemmo, imparammo molto nel periodo in cui rimanemmo a fianco di Gesù, al di fuori di questo Universo che Javeh aveva creato.

Ma nostro padre Javeh sentiva ogni cosa, vedeva tutto ciò che stavamo vedendo, pur senza comprendere. Non riusciva a perdere la prospettiva di essere l’unico Dio Creatore, e non voleva dividere con nessuno un processo che nella sua mente – diciamo così – era solo suo, l’unico che poteva creare in questo Universo.

Comprendemmo ciò che in realtà era successo in relazione alla creazione di questo Universo, e che Javeh si stava ancora ricostruendo dopo la divisione che era stata provocata dalla sua entrata in questa realtà dimensionale.
La prima parte di nostro padre Javeh, quella che di tutto ciò che era successo aveva conoscenza, si stava ancora ritrovando, e per questo motivo non riusciva ad interferire e nemmeno mostrarsi al nostro Padre Creatore.
Fummo piuttosto scioccati quando capimmo perché Javeh si comportasse così. 

Gesù ci spiegò che durante la divisione la piccola parte rimasta imprigionata in questo Universo - che si stava formando - nel ricostruirsi aveva tagliato tutti i ponti sia di comprensione su ciò che di fatto era successo, sia di unione dal luogo della sua stessa provenienza.
Quella parte che rimase prigioniera era totalmente indipendente dall’altra che si stava ancora ritrovando!





lunedì 3 ottobre 2011

La creazione del pianeta blu - parte 2

Il tempo passava e questo popolo arrivato qui con le proprie navi spaziali stava dominando il pianeta. Sottometteva la razza terracquea, creata da Javeh, a torture e schiavitù. A Javeh ciò non piacque, ma non interferì in alcun modo.

Altra razze di esseri arrivate successivamente cominciarono a saccheggiare il pianeta, a rubarne i minerali da potersi portare via. Altri asportavano esemplari dell’esuberante flora, e altri ancora i geni degli animali del suo magnifico giardino.

Javeh vide allora il suo giardino essere violato in tutti i sensi! Stavano distruggendo la flora e la fauna, e anche i fiumi e gli oceani erano contaminati e distrutti da questi esseri, con tecnologie che gli permettevano di vivere finanche negli abissi.

Javeh vedeva tutto ciò succedere, ma non muoveva un dito! Era molto contrariato con la violazione della sua grande opera, ma rimase ancora ad osservare gli avvenimenti.

Arrivò anche un tempo in cui questi esseri – quelli arrivati in navi spaziali – pur avendo una grande conoscenza tecnologica, cominciarono a soffrire un processo di degrado in relazione al livello evolutivo che gli apparteneva.
Li vide farsi guerra, distruggere la flora e la fauna, invadere gli oceani con macchine che inquinavano l’ambiente.
S’arrivò al punto che questi esseri provocarono un gigantesco maremoto, distruggendo le proprie città e la vita della maggioranza dei loro abitanti.

Javeh s’infuriò: come avevano potuto fare ciò, arrivare al punto di provocare lo squilibrio di tutto un pianeta, solamente per poter dominare la loro stessa razza?
E gli esseri che qua circolavano estraendo minerali e vegetali contribuivano a questa distruzione!

Javeh decise che era arrivata l’ora di interrompere tutto ciò che stava succedendo. Risolse d’espellere tutti quegli esseri che qua stazionavano con la sola intenzione di sfruttarne le risorse senza nulla offrire all’evoluzione di quegli altri esseri qua creati.

Javeh li espulse, non ci fu una sola razza a cui permise di restare, ma solo quella che lui aveva creato, quegli stessi esseri primitivi che abitavano la Terra prima dell’arrivo degli esiliati dai mondi di Cappella.

Gli esseri extraterreni, invece, che erano “morti” durante quell’esistenza avrebbero dovuto reincarnarsi nei corpi di quest’altri primitivi, e solo così avrebbero potuto continuare nel loro processo di redenzione. Ma molti di quegli esseri “non oriundi” non ne volevano sapere di passare per questo processo di depurazione e rimasero vaganti nei mondi paralleli che attorniavano la Terra, assieme ai leader della ribellione, auto-confinatisi nella stessa fascia esistenziale in cui risiedeva il Signore Javeh.

Lui si vide allora coinvolto in un grande dilemma: che fare del suo giardino perfetto? Cosa sarebbe successo alla razza qua creata? Cosa avrebbero fatto gli esseri che qua sarebbero sopravvissuti? E quelli astralizzati?

Javeh si rese conto d’essere stato coinvolto da una serie di problemi che non voleva, che non facevano parte del suo progetto originario.
Ma non si poteva fare altro. Avrebbe dovuto amministrare il tutto o abbandonare il pianeta alla propria sorte, cosa per lui inammissibile. Doveva esserci un’altra soluzione!

Fu a questo punto che l’equipe del Maestro Gesù si mise in comunicazione con lui, offrendogli assistenza. All’inizio Javeh non comprese nemmeno come questi nuovi esseri potessero esistere al di fuori della sua stessa creazione. Ma chiarì subito che qui chi comandava era lui. Dopo molte chiarificazioni, Javeh accettò il fatto che uno di questi esseri potesse nascere sulla Terra per diventare il leader di tutte le specie e riconoscere, in lui, il potente Dio di questo pianeta.

Cercò allora di preparare una razza speciale per ricevere quello che sarebbe stato il suo rappresentante sulla Terra. Il popolo scelto per ricevere il suo rappresentante fu quello ebreo.

Così, io e altri tre miei fratelli, tutti cloni di Javeh, ci mettemmo a disposizione per pianificare e realizzare la nascita di questo essere sulla Terra.
Javeh ci diede questo compito, ed eravamo quindi adesso agli ordini di quello che sulla Terra sarebbe stato conosciuto come Gesù.

Cominciava per noi una nuova prospettiva di vita. Avremmo cominciato a conoscere ciò che c’era al di fuori di questo Universo – e di conseguenza anche dello stesso Javeh – perché avevamo finalmente un legame diretto con il Padre Amatissimo.




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