Chi sono

Mi chiamo Roberto, e sono nato a Milano nel febbraio 1959.
Qui ho vissuto, ho studiato fino a laurearmi in legge, e sono cresciuto confrontandomi con una realtà sociale – quella degli anni ’70 – che sembrava il preludio di una grande rivoluzione culturale collettiva.
Per anni mi sono tuffato in quell’utopica marea, e ci ho sguazzato fino a che non ne ho potuto più, momento che ha coinciso con il sequestro e la morte di Aldo Moro, il decadimento della spinta straordinaria che il “movimento” aveva imposto a tutte le nostre vite, l’apparizione di una scelta politica “armata” con la quale poco avevo a che spartire.
Quando poi ho visto lo sfacelo, gli amici finire in carcere, altri che fuggivano all’estero, quelli morti per overdose di eroina, ho deciso che la mia strada doveva essere diversa, divertente e soprattutto utile.
Ho iniziato così a pensare a un lungo viaggio in giro per il mondo, alla ricerca di gente e culture che potessero aiutarmi meglio a capire come quel mondo “vero” funzionava, e cosa avesse potuto darmi per ritrovare quell’impulso alla ricerca della “felicità” che avevo perso nella delusione dei progetti ormai falliti.
Ho vissuto in molti Paesi, mischiandomi più che potevo a razze e culture differenti, e da ognuno di loro ho attinto un poco, cercando in quel modo di trovare un punto su cui poggiare il baricentro delle mie nuove conoscenze.
Un giorno –trent’anni fa – sono arrivato casualmente nel nord del Brasile, in una spiaggia incantata, dove ho vissuto per mesi costruendomi con le mani la mia capanna, dormendo in un’amaca con la sola compagnia di un serpentello verde (a quanto pare velenoso) che s’era alloggiato tra le paglie intrecciate che costituivano pareti e tetto della mia dimora, mangiando con i soldini che ottenevo vendendo panini e macedonie ai pochi turisti che si avventuravano in quelle terre (allora) perdute.
Quando scoprii – quasi un mese dopo il mio arrivo – che quel luogo era lo stesso in cui era avvenuto il primo sbarco di Sergio Cabral, il portoghese scopritore del Brasile, ho sentito come se il destino mi avesse appiccicato addosso qualcosa, e cominciai a convincermi che quel Paese era il luogo dove mi sarei dovuto fermare. E così feci.
Lunghi anni vissuti in varie città del Nordest, cinque a Rio de Janeiro, gli ultimi quindici in un’altra spiaggetta isolata dello Stato del Rio Grande do Norte, Barra de Cunhaù.
Nel frattempo m’ero sposato e avevo avuto due bellissimi bambini, Alessandro e Victor.
Correndo dietro al mio lavoro (un ristorante sulla spiaggia di casa, un tour operator nella capitale, tra una transazione immobiliare e un’altra), poco spazio mi rimaneva per tornare a occuparmi di quello che aveva inizialmente motivato il mio viaggio, la ricerca di un nuovo centro di equilibrio dove alloggiare la “felicità”, quando l’avessi trovata veramente.
I problemi di tutti i giorni affollavano il mio tempo, e la spasmodica ricerca delle loro soluzioni consumava tutte le mie energie.
Poi, un giorno, decisi di fermarmi, di guardarmi un po’ all’indietro per capire quello che ero riuscito a fare fino ad allora, sforzandomi tremendamente per guardare anche in avanti, dove c’era la vita che volevo, ma che non avevo ancora raggiunto.
Ripresi a leggere, spasmodicamente, come non facevo più da anni, scoprendo di ritrovarmi in un posto ricchissimo di nuove informazioni per la mia mente avida e lo spirito già un po’ stanco.
All’inizio non volli credere che tutto era, in realtà, così semplice, così facile da attuare, ma dovetti ricredermi quando mia moglie, dopo anni di pratica silenziosa in cui cercava di mostrarmi la “sua” via, riuscì a mettermi in mano un libro scritto nel 1800 da un tizio, un francese che si faceva chiamare con uno pseudonimo, Allan Kardec.
Fu un’immensa, meravigliosa folgorazione: il “Libro degli spiriti” era quanto di più magico, razionale e logico la mia mente potesse aspettarsi.
Avevo trovato la cosmogonia della vita. Il nesso, fra me e tutte le cose, s’era creato, svelandosi semplicemente con la forza dell’impatto di un’onda oceanica.
Mi tuffai nello studio sistematico dello spiritismo leggendo tutti gli altri suoi libri, e poi ancora tutti quelli di altri autori – che scoprii essere centinaia – che scandagliavano aspetti minori, ma non meno importanti, poco toccati dalla dottrina del francese. Arrivai, alla fine di quel percorso, a quello che ancora oggi credo essere il più sorprendente tra loro, uno scrittore che firmava i suoi libri con lo pseudonimo di Jan Val Ellam, e che si lanciava nella divulgazione di una rivelazione di cui diceva d’essere il messaggero, e che lui chiamava “Reintegrazione cosmica”.
Dopo averne “divorato” i testi, mi misi alla ricerca fisica di quel personaggio, scoprendo, guarda un po’, che viveva a soli ottanta chilometri di distanza dalla mia casetta sul mare.
Il “caso” volle che lo incontrai undici anni fa, seduto in un ristorante a chiacchierare con amici, e da quel giorno cominciai a credere davvero di essere vicino a quel nuovo baricentro che per anni avevo cercato nelle rivoluzioni, nelle droghe, nei soggiorni in Paesi mistici, nelle esperienze della vita.
Avevo ragione, lo stavo proprio toccando con mano, il mio nuovo “centro”.
Il coinvolgimento intellettuale sempre più fitto con Rogerio – questo era il suo vero nome – e i suoi amici che assieme a lui avevano da poco costituito un gruppo di studi spirituali chiamato Atlan, mi portò sull’altra sponda della vita, quella che non si vede ma che determina tutto ciò che si vede, aprendomi orizzonti che mai m’ero sognato che esistessero, e che oggi sono sempre nei miei occhi.
Poi, meno di un anno fa, la scelta: tornare in Italia.
Non fu certo per il mio matrimonio che dopo vent’anni era fallito (anche se è innegabile che abbia contribuito un po’), ma principalmente perché avevo capito quale avrebbe dovuto essere la mia “missione” da quel giorno in poi: divulgare nella mia propria terra ciò che avevo appreso là fuori, preparare questo pezzetto di umanità italica a capire ed accogliere i nuovi paradigmi economici, sociali e culturali che in poco tempo si sarebbero imposti in tutto il pianeta.
Nei pochi anni precedenti, cullandomi sull’amaca della mia veranda di casa, al suono sordo delle onde dell’oceano complici nel modellare il ritmo dei pensieri che fluivano nella mente, scrissi alcuni libri in italiano, e sorprendentemente riuscii a pubblicarli tutti, il primo in Brasile e il resto (altri quattro, per ora) proprio in Italia.
Sono anch’io un messaggero, anche se in seconda poiché riporto ciò che Rogerio mi ha confidato negli anni, e in questa veste sono ora qua, per aiutare gli altri, così come io sono stato aiutato, a “risvegliarsi” e a “ricordare”: chi siamo, da dove veniamo, dove andremo nel prossimo futuro.
Non sono un veggente, né un medium, né un contattista.
Sono uno come tutti voi, semplicemente un gran curioso, avido di scoprire i meccanismi che rendono questa vita degna di essere vissuta, e sono sicuro di essere sulla buona strada.
Dicono che viaggiare in compagnia è meglio che da soli, è più facile ed anche più divertente.
Vorrei allora invitarvi a fare un giro fra le parole che scrivo, e forse un giorno ci ritroveremo a fianco, sereni e consapevoli, nel lungo cammino dell’evoluzione intima, quello che ci porterà a riconoscere che siamo fatti della stessa perfezione di nostro Padre, che dovremo necessariamente – un giorno – raggiungere.
E quello sarà un giorno di festa, sulla Terra e nei cieli.
Potete giurarci!


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