giovedì 11 aprile 2013

O NO?

C'era una volta un ingegnere - il più rinomato fra tutti - che venne un giorno chiamato per esprimersi sull'impatto ambientale di un'enorme diga, e sulle conseguenze che quella costruzione avrebbe portato nello sviluppo socio-economico delle popolazioni locali. 
Dopo accurati studi, l'ingegnere s' accorse di grossolani errori nella progettazione della diga, e quindi delle improvvise e nefaste conseguenze che questa avrebbe potuto recare per tutti.
Ne parlò prima con i suoi colleghi, analizzando nel dettaglio il progetto, e proponendo poi i correttivi da eseguirsi. Quindi espose il suo piano al direttore generale dell'impresa costruttrice, sollecitando un incontro con il presidente della compagnia... ma senza alcun successo, visto che quest'ultima era una holding che intendeva rimanere anonima.
Non gli rimase altro, allora, che promuovere una serie di incontri con la popolazione locale e con quelle limitrofe, per allertarle del pericolo e forzare in questo modo l'holding a interrompere l'esecuzione della diga, o quanto meno a modificarne il pericoloso progetto.
Come tutta risposta il presidente della holding chiamò la polizia, imponendo a tutti il silenzio e, non ottenendolo, forzando con minacce la popolazione all'evacuazione dai luoghi abitativi, pena... la prigione.
Fu emesso un mandato di cattura contro l'ingegnere e i suoi colleghi, e contro tutti coloro che avevano dato ascolto alla sua denuncia sottoscrivendo il documento che denunciava gli accadimenti.
...
Se una cosa del genere accadesse qui da noi ci sarebbe una rivolta generalizzata... l'ingegnere sarebbe trattato come eroe, le popolazioni locali avrebbero raccolto la solidarietà di tutti, il direttore generale e il presidente della holding sarebbero stati incarcerati, costretti a interrompere la persecuzione, o quanto meno a modificare il piano di costruzione.
Ma nella storia - quella vera - non tutto finisce a tarallucci e vino... ed ecco che l'ingegnere viene radiato dall'ordine, le popolazioni esiliate dai loro luoghi d'origine e condannate a pagare infinite multe, e il direttore e il presidente della holding premiati con successivi appalti, e le copertine dei maggiori media internazionali, osannati come gli uomini del secolo.
Un'ingiustizia, non credete?
Bene, questa è la banalizzazione della storia cosmica dell'umanità (la popolazione locale), dell'eroico ingegnere (Yel Luzbel, o Lucifero se preferite), del direttore generale (Sophia o Gesù) e del presidente della holding ( Brahma/Yahweh/Allah... as you like) appaltatrice del progetto ( l'Universo).
Forse, allora, sarebbe meglio togliersi le fette di prosciutto dagli occhi, e guardare la realtà delle cose senza pregiudizi e preconcetti. E forse, credo, sarebbe l'ora di riabilitare i presunti colpevoli, e chiamare alle proprie responsabilità tutti gli altri. O no?














lunedì 8 aprile 2013

GIUDA ISCARIOTA

Ci sono due personaggi "storici" a cui è sempre stata resa poca giustizia: Lucifero e Giuda. 
Di Yel Luzbel (Lucifero) ho già scritto in varie opportunità, nei libri e nei blog, e quindi ora mi occuperò dell'Iscariota.
Figlio di una famiglia di rabbini, Giuda era un ragazzo colto, irrequieto, frequentatore del Sinedrio di Jerusalem, dove si distingueva per l'assidua partecipazione alle discussioni teologiche, e soprattutto a quelle politiche. Erano d'altronde gli anni dell'occupazione romana, e la sottomissione della casta sacerdotale ebraica alle volontà dell'Imperatore Tiberio sembrava a Giuda un vero tradimento alla patria.
Fu questo il motivo che lo avvicinò al movimento degli Zeloti, un'organizzazione paramilitare che faceva della lotta armata il suo maggior strumento contro l'occupazione dell'esercito imperiale.
Fu in questa situazione che incontrò Gesù, e ne divenne discepolo. Era convinto, Giuda, di trovarsi di fronte al Messia, colui che avrebbe liberato il suo popolo dal giogo romano.
Per la sua capacità intellettuale di gran lunga superiore a quella degli altri, i pescatori - tutti analfabeti, o quasi - Giuda fu scelto per essere il tesoriere del gruppo.
Era anche l'unico con il quale il Maestro s' intratteneva in lunghe discussioni sulle dinamiche dell'anima e del regno dei cieli, e anche se poco comprendeva, era il solo che ci tentava, con qualche risultato che poi ripassava ai suoi colleghi apostoli. Ma era pur sempre uno zelota, e per lui solo una guerra contro gli occupanti avrebbe liberato la Palestina dagli invasori romani.
In questo senso seguiva Gesù, sempre sperando che in qualsiasi momento questi avrebbe sfoggiato i suoi poteri celesti, annientando i romani e ridando agli ebrei la gloria perduta. Aspettò per anni quel gesto liberatorio del suo amato Rabi, ma ciò non avveniva.
Esasperato dall'impazienza, infine, ne provocò l'arresto, convinto in quel modo di costringere Gesù a fare quel gesto che mai aveva ancora voluto fare. Ma così non successe, e il resto della storia - il pentimento e il suicidio - lo conosciamo.
Fra le anime incarnate in quel periodo, Giuda era l'unica che s'era messa a disposizione dell'Alta Spiritualità per assolvere a quel triste compito, quello di tradire il Maestro permettendogli il ritorno nei cieli, e il compimento del suo piano.
Senza di lui, la storia non si sarebbe compiuta come pianificato, e Gesù non sarebbe riuscito nel suo intento, quello di farsi riconoscere da Luzbel, e soprattutto da Yahweh, per ciò che veramente era e rappresentava in quel palco.
Ecco perché - come per Luzbel - dobbiamo rendere merito allo spirito di Giuda Iscariota, abnegato guerriero di luce, pronto al maggior sacrificio - quello del proprio orgoglio massacrato - pur di aiutare il suo Maestro a compiere la sua missione sulla Terra.
È una triste storia, fuorviata e mal raccontata, a cui posso rendere maggior giustizia con la mia forse inutile solidarietà, e un grido nel deserto: onore ai combattenti!


(Post di Facebook del 19 febbraio 2013)




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