venerdì 10 dicembre 2010

Conversazioni con Rogerio Almeida 7° - Stromboli

...«Quindi l’inferno non esiste?».
«No. Solo nella mente di quelli che ci vogliono credere».
«Tutti in paradiso, allora».
Rogerio fece finta di non aver ascoltato e proseguì. «La casa del Padre possiede molti regni, belli tanto questo che noi conosciamo, il quale, fra l’altro, stiamo distruggendo con la nostra stupidità. Dipendendo dal libero arbitrio di quelli che vivono sulla Terra, questo mondo potrà trasformarsi in un paradiso o in un inferno. Allo stesso modo succede nel resto dell’Universo. In altre parole Dio ha creato l’Universo, ma ha dato condizione ai Suoi figli e alle Sue figlie di preoccuparsi del suo stato di salute, alla stessa maniera in cui devono preoccuparsi dello stato di salute fisico, mentale e spirituale, di loro stessi come individui e come collettività di esseri che vivono in questo cosmo.
«Allora non esistono diavoli, né Lucifero né Satana?».
«Diavoli non esistono, e se per caso esistessero sarebbero dei disoccupati giacché gli esseri umani li hanno già superati con tante pazzie commesse e registrate nelle pagine della nostra storia. Questo non vuol dire, però, che non esistono entità extraterrene, come quelle da te citate, i cui nomi furono referenziati da Enoch come “angeli caduti”, che hanno solo cambiato di residenza cosmica passando a vivere nel nostro pianeta. È quella stessa storia degli angeli caduti che, conformemente alle descrizioni bibliche, furono espulsi dal paradiso per venire a essere gli attuali abitanti della Terra» concluse.
«Siamo figli di Lucifero, allora?» chiesi quasi stupefatto.
«Certo» rispose «È uno dei nomi che si dà al capo di questi angeli caduti, che in ultima istanza siamo sempre noi, il che non è molto confortante da sapere, giacché in questa prospettiva noi siamo i “paria” del cosmo per il fatto di aver dimenticato come amare la vita e i nostri simili».
«Se ho capito bene quindi, tornando indietro, Dio si manifesta a noi, per darci i Suoi messaggi, attraverso gli spiriti dei morti?».
«Sì, è questa una delle forme che la misericordia divina usa con gli esseri umani sulla Terra, giacché questi si sono resi inabili a convivere con le altre specie cosmiche a tal punto che Qualcuno là sopra ha pensato che l’aiuto agli esseri umani poteva essere dato solo da esseri invisibili, per impedire ai pazzi abitanti del pianeta Terra di poter fare del male, memore della sorte dei maestri che in passato tentarono di aiutare il genere umano e della fine che noi gli abbiamo fatto fare. Gesù lo dica!» disse, guardando verso il cielo stellato.
«Maestri, di quali maestri stai parlando?».
«Molti maestri siderali si sono fatti uomini e donne per, in quanto simili all’uomo, vivere di tal modo da potere testimoniare i migliori precetti celesti. Purtroppo, per via della stupidità “machista” che cancellò nomi preziosi dalle pagine della storia di donne che avevano dato il loro contributo in questo campo, riusciamo solamente a ricordarci di nomi maschili, come Gesù, Zoroastro, Siddharta Gautama, Lao Tze e tanti altri».
«Dimmi una cosa, Rogerio, seconde te questi maestri erano normali, cioè bevevano, facevano l’amore, insomma, si divertivano? » sparai cercando di alleggerire quella conversazione che era diventata un po’ troppo “spessa”.
«Credo proprio di sì» rispose indifferente alle mie esigenze «giacché non c’è niente che possa pregiudicare la coscienza intima dell’essere umano fino a non essere quando questi rechi danno a qualcun’altro. Ovviamente gli eccessi normalmente non trovano spazio nella psiche di persone equilibrate e sviluppate, ma non sto dicendo con questo, bada bene, che quelli che si divertono in eccesso sono necessariamente squilibrati » disse con un sorrisino tutt’altro che innocente.
«Grazie» risposi con l’aria fintamente sollevata.
«Sono appena uno di quelli che pensano che la vita terrena è troppo corta per spendere tempo ed energia in cose che turbano il nostro benessere spirituale, la pace del nostro spirito.
Ti dico questo perché gli eccessi provocano una specie di ripercussione negativa nella psiche personale, e non credo che questo faccia bene né al corpo né all’anima; comunque, alla fin fine, è solo una questione di stile di vita che ti vuoi dare, e tu già sai che mi piace divertirmi, pur lasciando gli eccessi di tutti i tipi a una distanza prudente. Insomma, mi diverto come posso».
«Allora se t’invito più tardi a berci una buona bottiglia di vino non rifiuti?» provocai il brasiliano.
«Anche due, se il vino è davvero buono e l’occasione propizia».
Dopo tutta quella conversazione profondamente “mistica” non mi aspettavo certo questa dichiarazione di normalità, cosa che mi fece molto piacere e che mi portò, per la prima volta dall’inizio della nostra chiacchierata, a sorridergli apertamente e dargli una buona pacca sulla spalla.
«Comunque» disse lui «non ora. Devo ancora cominciare gli esercizi di meditazione per cui sono salito su questo vulcano e quindi, caro amico Roberto, io e Sirius ti chiediamo permesso per allontanarci e cominciare il nostro “lavoro”. E, a proposito, grazie per aver accettato il mio invito ed essere stato puntuale all’appuntamento».
Non capii assolutamente a cosa si stava riferendo, ma non volli indagare ulteriormente e così lo lasciai andare verso il luogo che aveva scelto per la sua meditazione.


martedì 7 dicembre 2010

Pioggia

Oggi è una bella giornata piovosa.
Anche ieri lo era stata, e probabilmente lo sarà anche domani.
Che noia queste piogge… continentali!
Quelle brasiliane, invece, sono generalmente forti, intense e brevi. D’estate.
Durante marzo a maggio, invece, assomigliano più a queste nostre milanesi, ma solo per l’incontenibile continuità. Per il resto, invece, sono completamente differenti.
Primo: l’odore è differente. Quando cade sulla natura ( e non sul bieco cemento ) la pioggia produce aromi dalle differenti intensità, sempre però molto densi.
Secondo: il rumore è differente. Vuoi mettere le differenti tonalità che l’acqua produce all’impatto con le differenti forme di una foresta, foglie, rami, sabbia,fiumi, fiori, con quella che batte su strade, marciapiedi, macchine e ombrelli ?
Terzo: il senso di umidità è differente. Qui da noi ti penetra piano piano dentro le ossa, e hai bisogno di una notte al calduccio per ricuperarti. Là, ti inonda, ti inzuppa, poi arriva il sole pazzesco del tropico che in cinque minuti ti asciuga, lasciandoti addosso solo l’odore dell’acqua.
Una cosa però è uguale in tutte e due i luoghi: il servizio che fa alla terra, e a tutti noi.
Lava i peccati dell’anima, dicono in Brasile.
E se li lavasse anche alle nostre povere anime nazionali, ah! che bella giornata piovosa, sarebbe.
                               

                              

lunedì 6 dicembre 2010

Il suicidio di Mario Monicelli, qualche riflessione ancora.

Mario_monicelliQuesto è un post che pubblico con un certo imbarazzo, perchè le tematiche che presenterò sono attinenti anche al mio comportamento personale.
Parleremo di “suicidio indiretto”.
Se, come abbiamo ipotizzato nel primo di questi post, quello su Monicelli, il suicidio è sempre considerato un fatto serissimo dal punto di vista spirituale, già che l’essere che lo perpetra assume su di sé la responsabilità di terminare con la propria vita fisica ancor prima del tempo che gli concede il suo “serbatoio energetico”, che dire di quelli – come me – che fumano, bevono, mangiano carne ed altri alimenti chimicamente dannosi alla salute?
Non sono anch’essi dei potenziali suicidi, nel senso che volontariamente accorciano la durata della propria esistenza, in contrapposizione al tempo che gli era stato concesso in vista della serie di esperienze che avrebbe dovuto fare durante la sua incarnazione attuale?
Sicuramente sì, purtroppo, e dico purtroppo perché anche questa, come tutte le attitudini che abbiamo nel nostro quotidiano, porterà con sé le proprie conseguenze.
Quali saranno, poi, queste conseguenze, dipenderà dal grado che ognuna delle personalità coinvolte in questa situazione avrà raggiunto, ossia dall’intensità con cui – fisicamente, mentalmente ma anche spiritualmente – si sarà calata nel pozzo delle attitudini potenzialmente suicide.
Ciò significa che una persona con una buona indole caratteriale, che cerca di conoscere e capire il massimo che può delle leggi cosmiche che imperano nel nostro universo, seppur vivendo nel mondo equivoco del “vizio”, potrebbe scontare meno, in termini di conseguenze, di un’altra senza vizio alcuno, ma legata comunque in modo spasmodico e irragionevole all’aspetto materiale della propria vita.
Bisogna, in questa valutazione, tenere conto anche del “bagaglio esperenziale” che la persona porta con sé, nel senso che la maggioranza di quelli che s’imbevono di “vizi” stanno solo perpetuando un comportamento che lo aveva fortemente contraddistinto nel suo passato esistenziale, durante precedenti incarnazioni.
Ciò implica la conseguenza che se un essere che s’era portato appresso un forte karma legato a questi aspetti della propria vivenza passata, durante la vita attuale riesce, perlomeno, a mitigare la condizione che era stata nel passato preponderante, il suo sforzo di contenersi, anche se non riuscisse a distaccarsene del tutto, sarebbe comunque visto come un progresso negli ambienti spirituali del nostro mondo
I criteri che soggiacciono alla somministrazione delle conseguenze spirituali relative a certe nostre determinate scelte non mi sono quindi interamente noti anche se, intuitivamente, credo di comprenderne il meccanismo, e soprattutto la ragione d’essere.
L’ostinazione con cui taluni – lo scrivente incluso – insistono, nonostante la coscienza delle responsabilità che tali scelte comportano, nel comportamento errato, mi è di fatto ancora misteriosa.
Sembrerebbe quasi una sfida tra il sé e il resto, come se questa cosa avesse senso.
In realtà non ce l’ha.
Spero che un giorno tutti noi, oltre a capirlo, si sappia agire di conseguenza.
E’ forse, per me, una delle ultime battaglie da combattere, contro me stesso, o meglio contro quella parte di me stesso che non si vuole assoggettare alle conoscenze del proprio spirito.
Una battaglia persa in partenza, quindi, che avrà solo una vittima.
Magari un giorno lo capirò anch’io.



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