sabato 29 gennaio 2011

Cosmogonia - Altri progetti in divenire.

Se è quasi intuitivo riconoscere alcuni segnali di successo nelle strategie messe in atto per il miglioramento morale progressivo a cui tendeva tutto il progetto Terra, meno facile è accettare gli scopi ultimi dell’esperimento messo in atto con la creazione del nostro pianeta. Uno di questi è il “portale cosmico”. Posta agli estremi di una delle spirali del nostro sistema galattico – la Via Lattea – la Terra sarebbe servita, in un futuro oggi non più distante, come trampolino di lancio per viaggi inter-sistemici e inter-dimensionali.
La collocazione geografica prossima a un vortice energetico – un buco nero – da cui partono condotti che attraversano parte dell’universo senza sottoporsi ai limiti dello spazio e del tempo, era la caratteristica astronomica che interessava molte delle civiltà extraterrene a noi vicine, notevolmente sviluppate dal punto di vista tecnologico, ma non ancora in grado di progettare macchine e tecniche che gli avrebbero permesso il raggiungimento fisico di tale vortice.
Una base fissa sul nostro pianeta, facilmente raggiungibile da molti, avrebbe risolto la situazione, permettendo scambi di esperienze con realtà dell’universo ancora enormemente distanti. Il progresso scientifico, ma anche morale, che si sarebbe potuto raggiungere con tali scambi esistenziali sarebbe state di enorme vantaggio per tutti, e questo era l’obbiettivo ultimo in cui molti speravano.
Il ritmo di marcia lento e pieno di intoppi invece, unito all’incredibile degradazione ambientale che stiamo imponendo al nostro pianeta, stava – e sta – mettendo in rischio quest’ultima parte del progetto Terra.
Il tempo, purtroppo, non ci è amico, né la nostra ignoranza e incompetenza nel riconoscere gli errori che da anni stiamo facendo sul fronte ambientale. La fiducia in un nostro prossimo “ravvedimento” non è poi gran cosa, e chi ci guarda dal “di fuori” non è molto ottimista, anzi direi esattamente il contrario.
Ecco perché arrivati alle soglie dell’inversione di tendenza cosmica, con il nostro sistema solare – dalla fine del 2012 – in avvicinamento costante al centro della galassia, ricevendo sempre maggiori flussi di energie provenienti dal centro della Via Lattea, il tempo dell’attesa dei nostri buoni propositi è in fase terminale, e volenti o nolenti saremo costretti a “subire” l’intervento esterno dei nostri fratelli di altre civiltà cosmiche, a ricordarci le nostre origini e i propositi che ineluttabilmente ricordiamo quando in stato di spirito, tra una vita fisica e l’altra, ma che puntualmente dimentichiamo una volta apparsi nel contesto della materialità.


Tutto questo grande dispiegarsi di eventi – preannunciato dal Maestro, dai suoi discepoli, dai molti avatar nel corso della storia in varie opportunità – sarà naturalmente diretto da Ya Yevh, in qualità di nostro Creatore ma anche di diretto interessato all’evoluzione della razza umana.
L’interesse di Ya Yevh è personale: esseri come lui – e ce ne sono tanti – con esistenze quasi senza tempo, sono costretti ad una specie di immobilismo morale determinato dall’assenza di opportunità di esperienze fisico-materiali, le uniche a proporzionarci possibilità di intervento che possono trasformarsi in passi evolutivi concreti. Non avendo situazioni di stimolo che gli permettano, col confronto e l’introspezione, di modificarsi intimamente, Ya Yevh è costretto ad utilizzare le nostre esperienze e le nostre sensazioni per rendersi conto della duttilità dello spirito nel riconoscere se stesso per quello che è: ad immagine e somiglianza del Dio creatore.
E’ meraviglioso per lui verificare come l’essere umano, a differenza di molti altri, ha la possibilità in una sola vita – una manciata di anni che tradotti in tempo cosmico sono quasi meno di niente – di passare da uno stato di coscienza ignorante e incongruente ad un altro profondamente compenetrato dalla più alta sensibilità morale.
L’esempio di uomini che pur se incarnati e dimentichi della propria origine spirituale riescono a trascendere la materialità e vivere di luce e amore – ne potremmo ricordare a decine, da Bhudda a Lao Tse, da Francesco d’Assisi a Madre Teresa, da Ghandi a Gesù – è il modello a cui il nostro creatore guarda con sempre rinnovato interesse, cercando di cogliere in queste esperienze il materiale da utilizzare per la propria evoluzione.
Sembra strano, ma è proprio così: Ya Yevh, il creatore dell’Universo, ci invidia la capacità che abbiamo di imparare... e di cambiare.

martedì 25 gennaio 2011

Conversazioni con Rogerio Almeida - Macchu Picchu

Erano ormai tre giorni che percorrevo il “cammino degli Incas”. Ancora uno e sarei finalmente arrivato a Macchu Picchu.
Al vedere un ragazzo seduto su una pietra, intento a contemplare il panorama, diedi un’occhiata indagatrice e decisi che quello sarebbe stato un buon posto per sostare per la notte.
Quel tizio sembrava non sentirmi, ma non ne poté farne a meno quando intenzionalmente feci del rumore, facendo rotolare un sasso.
Quando si voltò, io strabuzzai gli occhi.
«Rogerio?» esclamai incredulo.
«Roberto, amico, che sorpresa!».
Ci abbracciammo in silenzio, con forza.
«Che ci stai a fare qui?» gli chiesi.
«La stessa cosa che ci fai tu, conoscendo Macchu Picchu».
Sorridemmo.
Poi ci sedemmo attorno a un piccolo fuoco preparato in pochi minuti , e cominciammo a preparare una zuppa di patate. Parlammo del più e del meno per una mezz’ora, saltando qua e là negli anni, nel tentativo di colmare in quei pochi minuti il lungo tempo in cui non c’eravamo più visti.
Rogerio con studiata calma tirò fuori dal suo zaino una bottiglietta da un quarto di pizco – la grappa peruviana - e versandone due abbondanti dosi, me ne porse una.
«È per il freddo» disse.
«E per celebrare il nostro nuovo incontro» aggiunsi.
Bevemmo in silenzio, lo sguardo rivolto verso il cielo e il suo mare di stelle.
Il suono di una voce ruppe quindi il silenzio. La mia.
«Però, Rogerio, che coincidenza questa. Prima a Stromboli, su un vulcano magico, e ora qui, sulle Ande peruviane, a poche ore da un luogo inspiegabile. Strano, no?».
Girò la testa, fino ad allora immobile a scrutare il firmamento, e con quell’aria fintamente scherzosa che avevo imparato a conoscere, e che in realtà era serissima, disse : «Coincidenze, Roberto? Alla tua età ancora credi alle coincidenze? Dopo tutte le domande che ti sei posto, e le risposte che ti sono state date, e i viaggi, e le esperienze vissute, ancora credi alle coincidenze, amico? Non esistono coincidenze. Esistono possibilità, tracciate da noi stessi durante lo stadio spirituale che precede la nostra reincarnazione, e vidimate, se così possiamo dire, dal Consiglio Spirituale che insieme a noi le pianifica, e che ognuno di noi, nel campo del libero arbitrio che gli è proprio, decide di accettare o meno. Gli incontri che abbiamo nella vita, con persone o fatti, non sono mai casuali, ma sono il frutto della necessità del ristabilimento di equilibri persi nel passato o frutto della necessaria raccolta che dipende da quale sia stata la nostra semina. Le coincidenze lasciamole ai matematici
e agli statistici, visto che ci devono mangiare, loro, su queste cose».
«Vuoi dire che era scritto che io e te ci si dovesse incontrare nel mezzo del niente, a quattromila metri sulle Ande peruviane? » chiesi.
«Evidentemente sì» rispose ammiccando «credo che noi due abbiamo un compito da svolgere, come tutti d’altronde hanno il loro, e credo che il nostro sia qualcosa legato all’esoterismo, giacché ci incontriamo solo in luoghi speciali, non trovi?».
«Sembrerebbe proprio di sì, anche se non ho la minima idea di quale compito potrebbe essere. Io sono un comunista ateo... anzi, un ex comunista ateo, oggi un socialista libertario alla ricerca di risposte, che fra l’altro non ho ancora trovato, e tu un tizio assolutamente centrato nelle tue sicurezze spirituali, la cui ricerca è quella sul miglior metodo per affinarle rendendole comprensibili anche agli altri, come me, per esempio».
Rogerio mi guardò con tenerezza, come un vecchio nonno guarderebbe il suo nipotino quando per la prima volta dice qualcosa di intelligente.
Poi riprese a parlare…


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