martedì 25 gennaio 2011

Conversazioni con Rogerio Almeida - Macchu Picchu

Erano ormai tre giorni che percorrevo il “cammino degli Incas”. Ancora uno e sarei finalmente arrivato a Macchu Picchu.
Al vedere un ragazzo seduto su una pietra, intento a contemplare il panorama, diedi un’occhiata indagatrice e decisi che quello sarebbe stato un buon posto per sostare per la notte.
Quel tizio sembrava non sentirmi, ma non ne poté farne a meno quando intenzionalmente feci del rumore, facendo rotolare un sasso.
Quando si voltò, io strabuzzai gli occhi.
«Rogerio?» esclamai incredulo.
«Roberto, amico, che sorpresa!».
Ci abbracciammo in silenzio, con forza.
«Che ci stai a fare qui?» gli chiesi.
«La stessa cosa che ci fai tu, conoscendo Macchu Picchu».
Sorridemmo.
Poi ci sedemmo attorno a un piccolo fuoco preparato in pochi minuti , e cominciammo a preparare una zuppa di patate. Parlammo del più e del meno per una mezz’ora, saltando qua e là negli anni, nel tentativo di colmare in quei pochi minuti il lungo tempo in cui non c’eravamo più visti.
Rogerio con studiata calma tirò fuori dal suo zaino una bottiglietta da un quarto di pizco – la grappa peruviana - e versandone due abbondanti dosi, me ne porse una.
«È per il freddo» disse.
«E per celebrare il nostro nuovo incontro» aggiunsi.
Bevemmo in silenzio, lo sguardo rivolto verso il cielo e il suo mare di stelle.
Il suono di una voce ruppe quindi il silenzio. La mia.
«Però, Rogerio, che coincidenza questa. Prima a Stromboli, su un vulcano magico, e ora qui, sulle Ande peruviane, a poche ore da un luogo inspiegabile. Strano, no?».
Girò la testa, fino ad allora immobile a scrutare il firmamento, e con quell’aria fintamente scherzosa che avevo imparato a conoscere, e che in realtà era serissima, disse : «Coincidenze, Roberto? Alla tua età ancora credi alle coincidenze? Dopo tutte le domande che ti sei posto, e le risposte che ti sono state date, e i viaggi, e le esperienze vissute, ancora credi alle coincidenze, amico? Non esistono coincidenze. Esistono possibilità, tracciate da noi stessi durante lo stadio spirituale che precede la nostra reincarnazione, e vidimate, se così possiamo dire, dal Consiglio Spirituale che insieme a noi le pianifica, e che ognuno di noi, nel campo del libero arbitrio che gli è proprio, decide di accettare o meno. Gli incontri che abbiamo nella vita, con persone o fatti, non sono mai casuali, ma sono il frutto della necessità del ristabilimento di equilibri persi nel passato o frutto della necessaria raccolta che dipende da quale sia stata la nostra semina. Le coincidenze lasciamole ai matematici
e agli statistici, visto che ci devono mangiare, loro, su queste cose».
«Vuoi dire che era scritto che io e te ci si dovesse incontrare nel mezzo del niente, a quattromila metri sulle Ande peruviane? » chiesi.
«Evidentemente sì» rispose ammiccando «credo che noi due abbiamo un compito da svolgere, come tutti d’altronde hanno il loro, e credo che il nostro sia qualcosa legato all’esoterismo, giacché ci incontriamo solo in luoghi speciali, non trovi?».
«Sembrerebbe proprio di sì, anche se non ho la minima idea di quale compito potrebbe essere. Io sono un comunista ateo... anzi, un ex comunista ateo, oggi un socialista libertario alla ricerca di risposte, che fra l’altro non ho ancora trovato, e tu un tizio assolutamente centrato nelle tue sicurezze spirituali, la cui ricerca è quella sul miglior metodo per affinarle rendendole comprensibili anche agli altri, come me, per esempio».
Rogerio mi guardò con tenerezza, come un vecchio nonno guarderebbe il suo nipotino quando per la prima volta dice qualcosa di intelligente.
Poi riprese a parlare…


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