sabato 21 maggio 2011

Cosmogonia - nasce Gesù

Cosa rispondereste a chi vi proporrebbe di dedicare tutta la vostra esistenza, fino alla morte, alla pulizia di un porcile, con i porci che appena pulito risporcano tutto, compresa la persona che sta pulendo? Bene, questa è stata la scelta del Maestro.
Lui conosceva le intenzioni di Ya Yevh, sapeva cosa questi aveva inviato telepaticamente ai suoi medium – i profeti – affinchè scrivessero sulla Bibbia il resoconto dell’epopea che il Messia - Lui - avrebbe dovuto protagonizzare in Palestina. 
Conosceva il nostro passato, i racconti quasi uguali che in popoli ed epoche differenti ripercorrevano la storia dell’“inviato”: la nascita da una vergine, la rivoluzionaria azione politica, la morte e la resurrezione in tre giorni. Erano miti che si rincorrevano nella Storia, adattandosi – chi più chi meno – alle particolarità di questo o quel popolo.

Aveva detto chiaramente a Ya Yevh che il metodo che avrebbe usato, una volta sulla Terra, non sarebbe stato quello della spada ma quello dell’amore, secondo il Suo stile. E così infine fu.
Nonostante tutte le manipolazioni preparatorie, e quelle successive alla “nascita” del Maestro – di cui parleremo in altre occasioni – non riuscì minimamente a scalfire i propositi di Quello, che portò finalmente a termine la missione che s’era imposto. E’ vero che l’imponente presenza di quasi tutta la flotta galattica in silente osservazione dei fatti che si succedevano sulla Terra, in occasione della “prova esistenziale” del Maestro, aveva prodotto come effetto l’immediato allontanamento di tutte le navi spaziali ancora presenti sul globo, oltre a quelle che dall’esterno si guardavano bene dall’attraversare lo scudo energetico che gli assessori del Maestro avevano imposto tutto attorno al pianeta.
Ya Yevh, da questo punto di vista, poteva dirsi soddisfatto: gli ET se ne erano andati. Ma la soddisfazione non poteva essere completa: resistevano infatti tutti gli “atlanti” di un tempo, i ribelli che in migliaia di opportunità reincarnatorie avevano ormai “occupato” la Terra, senza parlare di Yel Luzbel e dei suoi generali, che dall’alto del mondo astrale continuavano a tirare le file delle vicende umane.

Il piano di Ya Yevh era riuscito, ma solo per metà. Il vero problema, quello della velocità del ritmo evolutivo dei terracquei e del pericolo di non riuscire nell’omaggio che con la Creazione aveva voluto fare al Padre, era ancora tutto intero.

Cosa avrebbe potuto fare?








lunedì 16 maggio 2011

Dicotomia

Da qualche anno vivo una strana dicotomia mentale.
È uno scontro sottile tra il mio essere cittadino italiano e il tifo incondizionato per il Milan. La dicotomia – e chi l’avrebbe mai detto – si chiama Silvio Berlusconi.
Quando poi a questo quadro bipolare aggiungo la prospettiva spirituale, e ancor più quella cosmica, la situazione si complica veramente. Ma andiamo per gradi.
Non ho mai nascosto le mie propensioni social-progressiste, e da sempre sono un uomo che appartiene alla cultura di sinistra. In quanto tale, evidentemente, muovo all’uomo politico, all’attuale Presidente del Consiglio, critiche dirompenti sul modo in cui ha amministrato e amministra il Paese, manipola l’informazione pubblica, utilizza i beni comuni a suo proprio – e del suo gruppo di (pochi) amici e di (molti) leccapiedi – vantaggio, e così via.
Non ho mai nascosto di essere un fedelissimo tifoso del Milan. In quanto tale, il mio Presidente è sacro – soprattutto se ci fa vincere titoli e coppe. A parte alcune scelte poco apprezzate, devo dire che ammiro la gestione del mio Milan che Berlusconi ha fatto negli ultimi venticinque anni.
Solo questo già sarebbe sufficiente a sentirsi in perenne contraddizione con se stessi, ma siccome piove sempre sul bagnato, ecco che le cose peggiorano.
Nella prospettiva spirituale la nostra presenza in questo mondo fisico-materiale serve solo ad attuare un “programma esistenziale” che noi stessi, durante gli intervalli in cui non siamo incarnati, quando cioè siamo spiriti , abbiamo ideato per cercare di svolgere nel nostro prossimo tempo di “vita”.
Il successo o l’insuccesso delle nostre iniziative in tal senso determinano, a posteriori, le assolutamente giuste conseguenze che imporranno la minor o maggior velocità nell’individuazione e percorribilità del cammino evolutivo personale.
Considerato che a nessuno, però, è permesso reincarnarsi – in ultima istanza – se le intenzioni e i progetti non servono alla propria evoluzione in quanto essere spirituale, si presume che le intenzioni di tutti noi fossero buone, almeno in partenza.  Aggiungendo a questo dato l’altro, cioè che quasi nessuno di noi riesce davvero ad attuare i propositi iniziali, ne consegue che l’atteggiamento umano più consono sarebbe quello della comprensione e della tolleranza verso se stessi e gli altri - tutti gli altri – anche  perché a nessuno di noi è concesso dare giudizi morali su chicchessia.
E nella prospettiva cosmica? Ahi ahi: il discorso qui si fa complesso, anche se il concetto finale è pur semplice.
Ogni organismo vivente ha un suo percorso evolutivo. Così è per noi, per i fiori, i minerali o i pianeti. Così è per l’Universo e tutta la vita in esso contenuta.
Anche l’Universo quindi deve evolvere, con tutto ciò che contiene, e ciò perché la necessità dell’evoluzione è propria della stessa Divinità creatrice, che deve ricongiungersi alla sua Parte Maggiore per ricomporre l’unità perduta nel momento iniziale della creazione.
Quest’ obbiettivo è il grande motivo del “riscatto cosmico” che sta avvenendo durante la nostra vita attuale, e che vede come partecipanti altre Divinità che sono da sempre intervenute in questo progetto, come Gesù e Sai Baba, oltre a tutti noi, naturalmente.
Il concetto dovrebbe essere molto più approfondito, ma per scriverlo in questo contesto lo banalizzerò il più possibile. Il tempo di vita dell’Universo non è infinito: prima o poi, questo imploderà. Tutti gli spiriti in esso contenuti, in processi di evoluzione personali e collettivi, non possono assolutamente implodere anch’essi senza prima aver trovato la via che gli permetterà di scalare un gradino dimensionale e ricongiungersi alla realtà spirituale superiore, quella che si situa al di fuori del contesto universale.
Lo stesso Signor Javeh, il nostro Creatore, per via della scissione subita nell’atto della creazione, ha perso la memoria dell’Altro, di ciò che era prima dell’ “incidente”, e non riuscendo nemmeno a concepire l’esistenza di qualsiasi cosa al di fuori di ciò che lui stesso ha creato, non sente il minimo bisogno di evolvere.
Siccome però ciò è necessario, tutti noi abitanti di questo universo siamo chiamati a lavorare in funzione di questo obbiettivo, soprattutto la nostra razza homo sapiens terrestre, che a quanto pare è quella che, poiché parte dal fondo, ha più possibilità di progresso collettivo immediato. In questo senso, dicono i mentori spirituali, noi saremmo la “massa critica” in movimento, quella che determinerà, in ultima istanza, il successo di questo immane processo in atto.



Sembra strano, lo so, lo è anche per me. Ma è così.
Come quel vecchio refrain di Dumas, “uno per tutti e tutti per uno”, siamo quindi indissolubilmente legati l’un con l’altro, ed avremo bisogno di tutti per poter compiere il prossimo passo.
Anche di Berlusconi, di Bush e Bin Laden, purtroppo.



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