lunedì 28 novembre 2011

Tabula rasa

Se volessimo usare una metafora per illustrare il significato di “profezia” potremmo farlo così: un uomo, sulla sommità di una collina, vede sotto di sé allungarsi una lunga strada, sulla quale sta camminando un altro uomo. Pochi chilometri più avanti si accorge, però, di un leone appostato dietro a un masso, in attesa di una preda che possa sfamarlo. Gridando a più non posso, cerca di avvisare quell’uomo della presenza del leone. Il viandante sente una voce lontana che lo avvisa del pericolo, ma può vedere solo poche centinaia di metri davanti a lui, e lì non c’è nulla.
A questo punto potrà decidere sul da farsi solo usando il suo libero arbitrio: potrà fermarsi, tornare indietro, prendere una strada diversa, rallentare l’andatura o… continuare imperterrito fino a che si troverà tra le fauci del leone. La scelta sarà sua, e le conseguenze anche.
In questo senso la profezia predispone, ma non dispone. L’osservatore quantico (quello sulla collina), che vede il futuro (il leone in agguato), sa che ciò che succederà in seguito sarà solo il frutto della decisione di quell’uomo, e che quindi il risultato finale di questo possibile evento potrà essere uno, o un altro. La sua parte l’ha fatta, l’avviso lo ha mandato. Il resto dipende solo dalla scelta dell’uomo che cammina.

A volte ci sembra che dal più profondo di noi stessi, dalla nostra coscienza, ci arrivino sensazioni simili ad avvisi, che ci fanno propendere per una soluzione anziché un’altra. A volte gli avvisi sono impliciti, nei luoghi o nelle cose con cui veniamo a contatto. Altre, siamo direttamente avvisati dai commenti a noi diretti da qualcuno, o dalle parole che altri, a noi sconosciuti, stanno spendendo tra loro, ma che sembra ci riguardino direttamente. In tutti i casi siamo in presenza di un osservatore quantico che ci vuole aiutare, e poco importa se è un essere distinto da noi, o la nostra proiezione spiritual/dimensionale che s’allarga e percepisce zone e cose precluse alla normale attività del mondo fisico.
Ciò che conta sono gli avvisi, o le sensazioni che siano tali, e saperli ascoltare e interpretare diventa un’arte che dovrebbe essere dominata da tutti, indistintamente. Purtroppo, però, “ancora” non è così.
Se già lo fosse, d’altronde, non vivremmo i giorni di dubbio che attualmente sperimentiamo a livello globale. Non sto parlando solo delle rivolte nordafricane, della crisi in Siria, delle minacce belliche tra Iran e Israele, ma di qualcosa di più grande che sta avvenendo sul nostro pianeta: la fine di un ciclo.
Non voglio entrare nella pomposità dei cicli cosmici, dei movimenti precessionali, delle età del mondo. Parlo invece del ciclo dell’attuale sistema che sorregge le sorti dell’umanità: il capitalismo.
Troppo facile annunciare un lento, progressivo disfacimento di certe pratiche ignobili del capitalismo, quale l’iniqua distribuzione delle ricchezze, senza esaminare il fatto che nessuna riforma di questo sistema sarà possibile se non c’è il consenso di chi detiene il potere economico, politico e culturale. Considerato che questo potere, però, coincide con gli stessi soggetti che concentrano in loro la ricchezza, sarà veramente arduo ottenere un loro consenso. Più pratico, in questo senso, sarebbe rassegnarsi alla sempre maggiore diseguaglianza, e cercare di sopravvivere così.
Propongo invece di scostare un velo, quello della paura, e vedere le cose in un altro modo.

Avrebbe senso lo sforzo cosmico in atto da parte delle gerarchie celesti, che intendono aprirsi al contatto ufficiale con noi terrestri, stando le cose come stanno?
Vediamo un po’. Un bel giorno, molto in breve, arriva un’enorme astronave, da cui scende Gesù insieme ad altri esseri che abbiamo conosciuto, in epoche e culture differenti, come maestri spirituali dell’umanità. Verranno a ricordarci le massime già espresse in precedenza: amate il prossimo come voi stessi, non fate agli altri ciò che non vorreste vi fosse fatto, rispettate il vostro pianeta e gli esseri che vi vivono. Poi se ne andranno. Cosa succederebbe, poco tempo dopo, quando le scadenze terrene (mutui, scuola dei figli, rincari delle tasse, ricerca del lavoro, scalate di carriera, eccetera) riprenderanno il sopravvento sulle preoccupazioni individuali? Che tutto ricomincerebbe come prima, con la nave che potrebbe affondare, poche scialuppe per i passeggeri, molti topi in trappola: il panico, sempre meno latente.

A cosa sarebbe allora valsa quella sortita cosmica, che chiamiamo “reintegrazione della Terra al circuito universale”, se il pericolo di contaminare definitivamente il pianeta con le nostre azioni scellerate – e le omissioni dei più – rimarrebbe in piedi, con il potenziale di influenzare negativamente tutto lo scenario universal/quantistico? A niente!
Ecco perché, se c’è un disegno intelligente da parte di questi esseri che verranno in breve a visitarci, per illustrarci nuovamente l’arte del buon vivere in armonia con tutto quello che ci circonda, questo non potrà non tenere conto del fatto che, se pretende indurre la razza homo sapiens, in blocco, a scegliere una forma “morale” per condurre i suoi destini globali futuri, dovrà per lo meno aiutarla a fare “tabula rasa” di ciò che maggiormente preme a favore del mantenimento del sistema iniquo rappresentato dal capitalismo selvaggio a cui ci siamo abbandonati, e cioè il sistema stesso.

Ed ecco perché i molti osservatori quantici (spirituali, extraterreni, e umani) ci stanno da anni avvisando della presenza del leone (il collasso del sistema) nascosto poco più avanti. Se il viandante (l’umanità) saprà cogliere l’avviso, cambierà strada, anche se più lunga, difficile e tortuosa. Se invece sceglierà di proseguire su quella stessa strada, cosa che sta facendo attualmente, l’incontro con l’animale sarà certo, ed anche il tragico epilogo.
Si tratterrà, quindi, sempre della solita storia: una questione di libero arbitrio.

M’ero però quasi dimenticato un dettaglio cruciale. Oltre agli avvisi degli osservatori quantici (le profezie derogabili) ci sono anche quelli che non ammettono deroghe, come ad esempio l’arrivo del Maestro e il compimento della tappa denominata “reintegrazione cosmica”, che dovrà rappresentare l’inizio di un nuovo ciclo, migliore, per il nostro pianeta e i suoi abitanti. Non credo proprio che “entità” di quel calibro spendano migliaia di anni di programmazione per arrivare a compiere tappe inerenti a un progetto cosmico di tale importanza, per lasciare poi alla decisione di chi detiene il potere corrotto e che corrompe, di perpetuare ancora questo stato di cose, che produce solo ineguaglianze e iniquità di vario tipo, e di fatto svuota ogni ipotesi diversa da quella attuale.

Solo una “tabula rasa” dell’economia mondiale permetterà il giusto stato d’animo che ci obbligherà a considerare modi diversi d’interpretare la “vita” e il suo migliore metodo di conduzione.
Rispetto alla strada dritta e asfaltata che stavamo percorrendo, pensando che si sarebbe mantenuta tale per sempre, la nuova sarà più ardua, anche perché sarà sempre tutta in salita… verso il cielo.


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