lunedì 21 marzo 2011

Conversazioni con Rogerio - Macchu Picchu 3

«Da sempre, intendendo per “sempre” il tempo della vita cosmica, visto che nell’universo è assolutamente normale che le comunità celesti convivano le une con le altre, e anche qui non è differente. Sin da quando la vita è sorta su questo pianeta questi nostri fratelli più vecchi, che provengono da altri sistemi stellari, ci accompagnano, seguendo ogni nostro passo».
«Allora tutti questi dischi volanti che appaiono da tutte le parti e che nessuno vuole ufficialmente riconoscere esistono davvero? E cos’è che vogliono? E da dove arrivano?»
«Bene, eliminando quelli prodotti dagli eccessi di spinelli,» disse con lo sguardo sornione, mentre io facevo finta di non aver raccolto l’ultima frase, «dalla fantasia popolare e dalla
mala fede di quelli che cercano notorietà e facile prestigio, tutto quello che rimane esiste davvero. Sono come le onde del grande oceano cosmico che circonda la nostra piccola isola
chiamata Terra, che vengono e vanno, e quello che vogliono è solo esercitare il loro diritto a viaggiare, intraprendere interscambi con le altre razze planetarie che vivono in questo universo, e aiutarsi l’un con l’altro nel lungo processo di evoluzione, giacché nella casa del Padre l’evoluzione del singolo si riflette su tutta la collettività, ed è interesse generale che le
cose camminino sempre per il verso giusto. Da dove arrivino, poi, non sappiamo esattamente. Sono molti i mondi abitati, non ti dimenticare di quello che ci ha detto Gesù sui molti regni abitati che esistono nella casa del Padre».
«Tu hai già sentito parlare» chiesi «di basi extraterrestri nel Pacifico, di fronte a Lima? Credi che ci siano davvero?».
«Di queste basi di cui parli non so dirti se ci siano o meno. Ma so di altre basi che i nostri fratelli extraterrestri usano, e che furono costruite qua sulla Terra per fungere d’appoggio nelle loro missioni. Comunque, credo che sia abbastanza probabile che esistano basi d’appoggio anche qui, giacché ci troviamo in una regione molto propensa per ciò che si riferisce a questioni extraterrestri» .
«Ma tu hai già avuto contatti con extraterrestri?» aggiunsi con evidente curiosità.
Mi guardò con attenzione, come per decidere se valesse la pena rispondere alla mia domanda, poi proseguì.
«Mio caro amico, ci sarà un tempo in cui allo stesso modo in cui ci stiamo guardando ora l’uno con l’altro, dovremo convivere e fare lo stesso con i nostri fratelli extraplanetari». Non disse altro sull'argomento.
«Per ora, dobbiamo solo occuparci di saper leggere, fra le righe dei fatti della vita, le indicazioni che dobbiamo percepire per portare avanti questo grande progetto, questa “cospirazione amorevole”, come io la chiamo, che serve ad aiutare noi che viviamo sulla Terra.
Sembra che la condizione umana ci renda ciechi davanti all’ovvio e che, in questa tappa che stiamo vivendo, siamo in grado di percepire solamente le ombre di una Verità Maggiore
che ci circonda».
Ombre, leggere fra le linee, mi vennero in mente parole già udite.
«L’essere umano» continuò «ancora non è preparato a intendere in una forma semplice i molti aspetti della Verità. Siamo obbligati, allora, a sviluppare la sensibilità per cercare le
proiezioni, per pallide che possano essere, che questa Verità Maggiore sparge abbondantemente sulla Terra, le ombre che a volte si fanno più visibili degli oggetti che rappresentano. Ed è in queste ombre che molti di noi, abitanti del pianeta, già riusciamo a intravedere il preludio di un contesto più complesso che avvolge tutti gli aspetti della vita sulla Terra.
È in quest’ordine inverso, cercare le ombre per localizzare la luce, che siamo costretti a procedere, giacché quando avemmo l’opportunità di vedere la luce che i grandi Maestri ci
avevano portato abbiamo fatto di tutto per spegnerla, per non volercene rendere conto».
Il concetto non mi era nuovo, da mesi ormai lo stavo rimuginando nei miei pensieri, ma un conto era intenderlo, altro viverlo nella pratica.


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