giovedì 1 marzo 2012

La paura sviluppa il coraggio

Oggi, forse per la prima volta, ho provato cosa significhi per me “paura”. 
Era da tempo che non percepivo questa sensazione perché sempre superata dal pensiero di credere che tutto sarebbe comunque andato bene, che avrei potuto trasformare la mia vita in un attimo, che stavo contribuendo nel mio piccolo a cambiare il mondo. Certo i momenti di dubbio, di crisi, di ansia non sono mancati, ma ho sempre guardato al futuro come una possibilità di evoluzione, di crescita e di miglioramento. Intorno a me le persone amiche e care condividevano questo pensiero e questo desiderio, e la paura non esisteva. 
O forse era la paura atavica della morte, della vecchiaia, della malattia… Ma come ci insegna il Budda le quattro sofferenze della vita sono proprio queste vecchiaia malattia e morte, la quarta è la nascita.

Paura di che? Chiaro non sono incosciente né irresponsabile né troppo superficiale, sicuramente ci sono state occasioni in cui avrei potuto provare questa emozione, ma si trattava in quei casi più che altro di disperazione, sfiducia, impotenza o difficoltà a rialzarmi. Ma come mi dicevo e mi dico sempre “soffri per quello che c’è da soffrire e gioisci per quello che c’è da gioire: la sofferenza e la gioia fanno parte della vita”, in un ciclo dove l’una senza l’altra non ha senso, e quindi ho sempre cercato di concentrarmi sul vivere il presente, il momento in cui il respiro è l’unico vero attimo che tutto contiene e già è. 

Ma questa mattina tutto ciò era sparito: avevo davanti solo un muro nero dove le anime dell’umanità si dibattevano in una sofferenza atroce e dove la luce non riusciva a passare, non c’erano fessure, era un profondissimo buco nero senza fondo.
Questo ho sentito, per la prima volta: l’umanità di cui sono parte sta andando verso questo buco nero, stiamo andando lì. Stiamo fingendo che tutto ciò non sia vero: la crisi esplosa in Europa, le guerre in agguato in Medio Oriente, la terra che soffre piange e sussulta contorcendosi senza quasi più respirare, stravolta dalle desertificazioni, dall’inquinamento, dalla frenesia umana di possedere, dalle tempeste solari, il potere politico economico ormai ridotto a un mostro disumano, le ingiustizie e il devastante squilibrio fra gli esseri umani che muoiono di fame o di noia. Tutto ciò passerà, cambierà, finirà … fino a quando ci toccherà di persona.
E noi, a quel punto che faremo, nel buco nero? 
Non è catastrofismo, non ho paura della distruzione della terra e della razza umana, ho paura di non riuscire a salvarmi, nel senso di non continuare a lottare con la mia coscienza per sentire che il mio pensiero è forte, non si fa ingannare, non si fa schiavizzare, non si lascia influenzare dalla menzogna, dalla falsità che tutto sporca e uccide. Che si esprime nella sua essenza e può influire sul mondo, nella sua connessione totale.
Mi sento però invischiata in una realtà che non mi appartiene più, in un presente che esiste solo in funzione di un futuro ed il mio passato è un’altra vita. Il futuro è la necessità di prendere atto della situazione contingente, nella sua epoca di più bieca espressione, prendere le distanze e cominciare a credere di nuovo che riusciremo a cambiare il mondo.  Ecco, la paura mi aveva fatto perdere questa convinzione. E anche la voglia di sognare.
Ma non mi basta avere una semplice speranza, o una fede, o pensieri positivi, o dare credito a tutte le profezie, i messaggi, le rivelazioni che ci giungono dal passato o da altre dimensioni e che ci portano oggi a sentire e a dover credere per evidenza delle circostanze che qualcosa sta accadendo. E' la fine di un’epoca, non ci sono dubbi, è in atto una rivoluzione nelle galassie, sta avvenendo qualcosa, è certo.
Ma cosa? Perché?
Ed ho avvertito la risposta vibrare. Noi, come rappresentanti  della razza homo sapiens, abbiamo uno scopo fondamentale per l’evoluzione dell’intero sistema cosmico. Noi, piccoli vermiciattoli nell’immensità dei mondi di tutte le dimensioni e di tutte le galassie abbiamo un compito speciale, che Tutti aspettano da millenni e da millenni organizzano e pianificano, noi spiriti incarnati in questa terra stiamo partecipando a un immenso processo di purificazione, in questo mondo di espiazione e colpa (nel senso meno cattolico del termine ma di semplice attuazione della relazione causa effetto) che si sta incamminando verso la sua reintegrazione.
Ecco la vibrazione della risposta, questa parola REINTEGRAZIONE  - cioè l’azione mirata a ricostituire una condizione di integrità - mi ha scosso nelle viscere, quella tensione profonda che da sempre mi anima ha trovato una sua collocazione e non solo qui e ora ma nella sua espansione cosmica cioè nella sua vera dimensione, nella sua autentica essenza: la dimensione spirituale, quella originale.  
Reintegrazione cosmica: se diventiamo consapevoli che stiamo percorrendo questo cammino che ci sta portando assolutamente a ricongiungerci con il cosmo, cioè a tutto quello che è rimasto fuori da noi, scisso, in una separazione traumatica che si ripete da sempre, solo se riusciremo a sentire quel dolore profondo ma con quel retrogusto gioioso nel sentire che così facendo stiamo superando un gradino della scala evolutiva, potremo cambiare il mondo.
Ecco perché non possiamo precipitare in quel buco, non ci sarà permesso, una sottile corrente si sta diffondendo capillarmente, una rete luminosa senza fine che sta ricongiungendosi ad una rete ancora più luminosa ancora più infinita.
Ma questa sensazione spesso si scontra con un corpo che ancora chiama e pretende, dimentico di chi è veramente, del suo scopo, della sua storia. E allora ecco che la paura apparsa si è trasformata in coraggio, il coraggio della responsabilità e dell’azione, costante, anelante, per finalmente riappacificarmi con il mio spirito e unire la mente.
La rivoluzione umana, la riforma intima, questa è l’azione, l'unica, la stessa da sempre: ognuno nel suo cammino e insieme sulla stessa strada con un solo obiettivo, con questa unica cosa da fare, individualmente, perché solo in questo modo possiamo contribuire all’evoluzione planetaria.   
Ecco allora la comprensione del proprio scopo, nel senso di appartenenza a un movimento utile alla ricostituzione dell’armonia cosmica e anche della responsabilità di aiutare il nostro creatore a ricostituire se stesso. Lui ha bisogno di noi, e solo conoscendolo e scoprendo il suo dramma potremo creare una relazione d’amore desiderando che anch’egli possa riunirsi alla sua anima.
Pure noi dobbiamo fare la stessa cosa, ma siamo avvantaggiati: sappiamo cosa stiamo facendo o possiamo scegliere di saperlo, anche se non è ben chiaro ancora il perché. Lui non sa nulla, né il cosa né tanto meno il perché, pur essendone la causa; solo grazie ai nostri pensieri e alle nostre azioni ha iniziato da poco, dopo miliardi di anni, a prendere in considerazione che esista un’altra possibilità al di fuori della sua creazione.
Noi quindi stiamo mettendo in atto la fase finale di un progetto universale in cui la Terra ha un valore e un’importanza speciale, ma che fino a oggi non ha potuto esprimere pienamente, ha solo espiato, o meglio come sta accadendo nella realtà fisica sta pagando un debito, e i debiti si pagano. Ma a differenza di quelli delle banche e dei bilanci di stato noi umani abbiamo la capacità di azzerarli, di andare alla pari e ricominciare. Abbiamo ormai finito di pagare i debiti, almeno la maggior parte di noi, quella famosa massa critica che permetterà di mettere la parola zero e dare una svolta.
Allora si è fatta ancora più forte la mia necessità di sviluppare il coraggio della responsabilità, sia per me stessa che come esigenza universale: dare sempre più voce a questa tensione costante, al desiderio ardente. Il vivere nel pieno della propria connessione con chi siamo veramente, cioè spiriti in un corpo che ha scelto di avere proprio quelle esperienze che caratterizzeranno la sua vita per procedere nel suo cammino evolutivo, si deve trasformare in naturale abitudine, nell'atteggiamento quotidiano, nel gesto comune.
Ed ancora il coraggio mi spinge a voler divulgare i messaggi e le informazioni che mi hanno permesso e possono permettere a chiunque, di comprendere e di aprire una finestra nel cielo dei propri pensieri, vedere un altro orizzonte, riconoscerlo e  incamminarsi verso.
La paura mi ha dato la possibilità di sviluppare questo mio desiderio di esprimere quello che provo e che troppo spesso sta chiuso nella mia mente o nel mio cuore, e ho voluto scrivere queste parole.  

P.S. Ci tengo a precisare che la lettura di "Contatti cosmici" di Roberto Numa e "Il dramma cosmico di Javeh" di Jan Val Ellam (tradotto e curato da Roberto Numa e da me) è stata fondamentale per aprire quella finestra. 

 Rossella


C'è una finestra aperta
nel cielo dei pensieri
che spazia sulla vita
ed è sempre invasa dalla luce 
del sole,
è la finestra dalla quale mi affaccio
ogni momento magico
e dalla quale vedo
con altri occhi
l'altra parte del cielo. (1980) 












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