mercoledì 24 agosto 2011

Cosmogonia: E dopo?

 Cosa faremo dopo, quando se ne saranno andati senza praticamente risolvere nessuno dei nostri problemi?
È qui che viene il bello: dovremo cavarcela da soli. 
È chiaro, qualche aiutino lo riceveremo, ma sarà veramente poca cosa in relazione all’immensa mole di lavoro che ci aspetterà per rimettere in ordine tutto ciò che abbiamo scombinato.
E come faremo, allora?
Bisognerà ripensare ad un’economia che mantenga intatte le strutture produttive, addirittura migliorandole, ridistribuendo in modo più equo il profitto economico fra tutti, anche fra quelli che poco avranno partecipato!

Dovremo prepararci a cominciare a comportarci come se davvero fossimo una sola famiglia planetaria – e credetemi, è assolutamente così che “là fuori” ci percepiscono – garantendo ad ognuno degli esseri che vivono sul pianeta un minimo di dignità, morale e materiale.
Dovremo ripensare ai modelli gestionali che abbiamo sviluppato nel mondo della politica, rendendo impossibile il ripetersi dei tanti errori del passato.
Dovremo reinventare i modelli educativi e scientifici, riformulandoli sulla base dei nuovi concetti appresi.
Dovremo abolire le religioni (così come le intendiamo oggi), tutte, e devotarci alla causa comune della riforma intima e collettiva.
Dovremo mettere a posto il pianeta, che stiamo debilitando con la tossicità che produciamo.
Dovremo imparare a diventare, finalmente, esseri cosmici, per essere adatti a restaurare i rapporti che con gli altri, quelli che già lo sono a pieno titolo, abbiamo interrotto da tempo immemorabile.

Un gran lavoro, quindi!
Potremmo allora cominciare ad eseguirlo, riunendo le nostre peculiari conoscenze, e specialità, ed iniziare un confronto costruttivo che ci permetta, col tempo, di addivenire a un qualche modello “olistico” che possa diventare la base per discussioni e costruzioni più effettive.

Io sono già pronto a prendermi la mia parte di responsabilità, e attendo da voi, cari amici che mi avete seguito in tutto questo tempo, un gesto di avvicinamento, concreto e sincero, che ci impegni all’inizio di questo lungo, nuovo, fantastico percorso.
Non sarà facile, probabilmente neanche gratificante, sicuramente non riconosciuto, assolutamente non remunerato, ma è il compito che ci appartiene, ed anche se è vero che abbiamo tutta l’eternità per riuscirci, forse è meglio cominciare subito.

Non vi sembra?





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