sabato 22 gennaio 2011

Guarigioni spirituali 1°

       
La sala, al primo piano della piccola clinica, era minuscola.
Oltre al lettino dei massaggi e un mobiletto dove appoggiare i propri effetti personali, ci sarebbe entrata poca roba.
Io, Francisco, la massaggiata ayurvedica ed altri tre amici, fra cui un dipendente dello spagnolo – il responsabile degli acquisti della sua azienda - c’eravamo dati appuntamento un’ora prima dell’inizio dei lavori veri e propri.
Salimmo la scala a chiocciola che ci avrebbe portato al piano superiore, composto solo da quell’unica stanza, e là ci sedemmo per terra.
Dopo pochi, brevi convenevoli, spegnemmo le luci e in silenzio cominciammo una meditazione.
Tutti, meno io che partecipavo per la prima volta ad un lavoro del genere, sapevano cosa fare: si trattava di cercare di equalizzare le energie presenti nella sala, liberandosi dai pensieri usuali del quotidiano ed entrare in uno stato di silenzio con se stessi, per permettere alla energie latenti in ognuno di armonizzarsi il più possibile creando una sintonia vibratoria che avrebbe agevolato l’arrivo e il concorso di esseri di fuori, in stato di spirito o extra terreni, in una tecnica di pacificazione che avrebbe permesso depurare Carlos dalle perniciose infiltrazioni che gli stavano alterando la psiche, aprendo la strada alla malattia e allo squilibrio spirituale.
Dopo qualche secondo anch’io capì che l’unica cosa che dovevo fare era imitare gli altri: chiudere gli occhi, cercare di svuotare la mente da ogni pensiero, richiamando solamente forza ed equilibrio.
Non fu facile, ma neanche tanto difficile come pensavo.
Dopo qualche minuto senti che i pensieri “normali”, il conto della luce da pagare, il cane da portare a spasso quando fossi tornato a casa, la telefonata di un cliente rompipalle che minacciava di rovinare la tranquillità della settimana seguente, stavano diradandosi, e senza scomparire stavano però diminuendo d’intensità nella percezione della mia mente.
Poi, senza capire bene come, mi sentì “vuoto”, come sospeso, e cominciai a vedere, con l’immaginazione, o meglio a sentire, come se qualcuno si fosse appostato dietro alle mie spalle, cosa che era logicamente impossibile già che stavo praticamente attaccato alla parete della piccola sala.
Era un uomo alto, vecchio, con lunghi capelli bianchi, e mi osservava.
Permasi con questa impressione per non so quanto tempo, mentre un senso di pace s’impossessava della mia persona, fino a che la voce di Francisco, che dirigeva i “lavori”, ci riportò alla realtà.
Una luce fioca fu accesa e Carlos, che stava al piano di sotto aspettando, fu invitato a salire e ad accomodarsi, sdraiato, sul lettino.
Quando stava steso il primo ad intervenire fu Italo, un medium “evocativo”, che passandogli alcune pietre, quarzi e cristalli, lungo il corpo, iniziò il trattamento.
Noi altri, in piedi attorno al lettino con le mani profuse verso il soggetto, cercavamo in silenzio di mantenere viva quella connessione spirituale che avevamo creato nell’ambiente poco prima.
Francisco era l’unico a parlare, e invitava le entità presenti a dare conforto ai “fratelli”, i pregiudicati dall’avvelenamento di quei tempi, affinché questi comprendessero che la punizione inferta era già stata sufficiente e che a niente gli sarebbe giovata la prosecuzione, se non a un meschino quanto inutile senso di vendetta che poco li avrebbe aiutati a ricuperare la tranquillità persa in quell’altra vita passata, ad opera di Carlos.
Prometteva, Francisco, a queste anime amareggiate e incattivite dal desiderio di vendetta, pace e serenità se avessero acconsentito a terminare con quel supplizio inferto all’antico nemico, e l’accompagnamento delle entità misericordiose che erano state da noi chiamate per l’introduzione definitiva in ambienti dove sarebbero state curate e riconfortate, e alla fine pacificate, pronte a riprendere il cammino della loro evoluzione personale verso la perfezione del Padre.
Durò quasi un’ora quella fase, un’ora nella quale alcuni dei medium presenti entrarono in trance, come se stessero assorbendo in se stessi le vibrazioni negative che emanavano quelle entità negative, presenti per riscattare antichi debiti del passato.
Io, invece, continuavo concentrato in me stesso, cercando di non abbandonare la sintonia che avevo raggiunto, e mantenere il contatto mentale con quel vecchio dai lunghi capelli, che non sapevo chi fosse ma che mi ispirava una grande fiducia.
Quindi, con estrema tranquillità, la seduta terminò.
Accendemmo la luce, e tutti aprimmo gli occhi tornando al nostro stato normale di coscienza.
Solo Carlos rimase ancora qualche minuto sdraiato sul lettino, cercando di rientrare in contatto con la realtà, da cui era stato “sospeso” durante quel breve periodo.
Ci rimettemmo le scarpe - eravamo scalzi - riprendemmo i nostri oggetti metallici che erano stati messi in disparte, e scendemmo al piano terra, salutandoci per tornare ognuno alle proprie attività…

Una volta alla settimana, per tre volte ancora, ripetemmo quel rituale.
Carlos, già pochi giorni dopo la prima seduta, aveva cominciato ad aver la sensazione che le sue croste “diminuivano” d’intensità, e un mese dopo ne era completamente libero!
Io, che dopo quel primo incontro avevo cominciato a frequentarlo per questioni di lavoro – era un gioielliere e da lui, a volte, compravo resti di pietre lavorate per la mia fabbrichetta di bigiotteria – fui il più sorpreso di tutti con quella guarigione così radicale. Non solo, però, l’avevo davanti agli occhi, innegabile, ma soprattutto l’avevo vista succedere nel tempo, e quindi mai mi passò per la mente che “l’imposizione delle mani” non avesse avuto un ruolo decisivo in tutto il processo.
Ancora oggi ringrazio il cielo per avermi permesso di partecipare a quella cura, doppiamente adesso che posso condividere quell’esperienza con ognuno di voi.
Spero diventi un contributo alla comprensione della nostra vera natura spirituale.


giovedì 20 gennaio 2011

Rivelazione Cosmica parte I

Fra un mese circa – attorno al 15 di febbraio – avverrà la realizzazione di uno dei passi più importanti della mia  “missione” in Italia, con la pubblicazione e il download  gratuito dei primi tre capitoli di un libro che da molto stavo aspettando di avere tra le mani, e che sto terminando di tradurre dal portoghese.
Per coloro che già leggono i  miei libri, o seguono questo blog, non è novità assoluta il tema che sto cercando di introdurre nella “banlieue” culturale della società material-capitalista in cui siamo inseriti, noi e tutte le nostre strane idee sull’esistenza di contesti spirituali e di altre realtà fisiche dimensionalmente differenti,  intimamente convinti  sulla presenza  extraterrena nel corso della storia umana terrestre, individualmente compromessi all’assunzione di un comportamento  etico/morale che si discosti da quello che ci viene sin da piccoli insegnato,  in relazione a concetti quali quello della supremazia del più forte sul più debole, della  sopravvivenza a tutti i costi, del possesso.
La preoccupazione che mi segue, sin dal principio di questa mia “avventura” di scrittore, conferenziere, blogger, è sempre stata quella di cercare di mostrare la strada razionalmente praticabile, percorribile, affinché  i concetti umanitari che si stanno lentamente facendo spazio fra le priorità mentali di alcuni settori della società civile globale, potessero finalmente assumere una valenza “scientifica” agli occhi dei più.
Sono perfettamente conscio – è chiaro – dell’inusuale pretesa di cui mi faccio portatore, ma anche intimamente convinto che l’evoluzione delle scienze “collaterali”(la fisica e la meccanica quantistica, l’informatica sociale, la nanotecnologia) porterà un giorno ad una comprensione della realtà in cui viviamo così differente dall’attuale, che questa mia “oggi folle” pretesa intellettuale potrà tramutarsi in uno stadio di conoscenze effettivo.
Perché batto su questo tasto, dell’unione dei concetti più avanzati delle scienze con tutta la tradizione storico-esoterica  terrestre, è una questione che sarà totalmente e chiaramente compresa al momento in cui avremo la possibilità di leggere il messaggio che ci arriva, tramite il medium e contattista brasiliano Rogerio Almeida de Freitas - in arte Jan Val Ellam - nel libro Il dramma cosmico di Javeh, che sto appunto terminando di tradurre.
Per chi mi segue Rogerio non è un personaggio nuovo.  E’ il mentore del gruppo Atlan - di cui sono uno degli articolatori - e il maggior medium e contattista che abbia mai conosciuto.  Anche l’uomo Rogerio, l’attuale direttore generale della Camera di Commercio dello stato in cui risiede, il Rio Grande do Norte,  e che da più di dieci anni frequento come amico, è una persona speciale, contraddistinta dalla sua pacatezza e lucidità intellettuale.
Sto parlando di lui perché, per una serie di ragioni che cercherò superficialmente di esporre, è oggi il centro, o meglio il tramite, di irradiazione delle nuove conoscenze che ci vengono offerte per la comprensione del Grande contesto cosmico in cui siamo inseriti, ad opera di un piccolo gruppo di esseri di altre realtà dimensionali che per anni ha agito “sotto false spoglie”, nell’opera di un convincimento progressivo che lo avrebbe potuto portare, al momento giusto – come effettivamente è successo – all’esposizione chiara e sistematica sul come è sorto quest’universo, chi l’ha fatto e lo comanda, da chi la divinità co-creatrice si fa aiutare nell’amministrazione di tutto ciò, chi è Gesù e il suo vero ruolo in tutta questa storia, com’è formata la realtà olografica in cui sono inseriti i nostri spiriti, a loro volta imprigionati in corpi animali transitori terrestri, e così via.
Fatto sta che queste comunicazioni fra gli “angeli” Gabriele e Raffaele, portavoce  del Signore Javeh - il creatore dell’universo e delle realtà dimensionalmente differenti, ad esso adiacenti - e Rogerio, erano ormai da anni – precisamente dal 1998 – che andavano avanti, in una sequenza progressiva di rivelazioni sul nostro passato esistenziale che non avevano mai creato grandi sommovimenti nelle concezioni che noi del gruppo, esseri umani curiosi e studiosi delle tradizioni storico-esoteriche della razza homo sapiens, sistematicamente  confrontandosi  con i limiti del proprio sapere, avevamo a quel tempo del “timing” in cui come razza planetaria eravamo inseriti, prima di poter arrivare ad una “ragionevole dose” di informazioni  che ci permettesse di identificare con chiarezza la situazione cosmica ed evolutiva nostra e del nostro pianeta, e soprattutto le azioni da porre in essere per renderla “migliore”.
Il vero salto avvenne nel  2007, quando finalmente questi esseri extraterreni si identificarono per quello che veramente erano, ed esposero ciò che veramente intendevano fare, sin dall’inizio, anche se per ragioni “storiche”, che saranno meglio esposte nel libro citato, non lo avevano potuto mettere in atto nei modi in cui pretendevano.
La nuova realtà che si avvicinava agli occhi di Rogerio, in primis, e di tutti noi che lo seguivamo da vicino, fu all’inizio quasi terrificante.
Come poteva permettersi, quest’essere fino ad allora relegato ad una figura secondaria nel “pantheon” biblico, al massimo innalzato dalla sola cultura religiosa ebraica, con un “caratteraccio” che la metà bastava, arrivare così, di punto in bianco, auto-affermandosi  creatore dell’universo, nostro Padre, Dio dei cieli e della Terra?
L’iniziale reazione di discredito con cui fu accolta l’ipotesi presentata dagli “angeli” dovette però, piano piano, cedere spazio alla inconfutabile effettività delle informazioni trasmesse, ora ripetutamente confermate da tutti gli altri “amici e mentori” spirituali del medium brasiliano, facenti capo – questi sì – al circolo intimo del Maestro Gesù, e che mai avevano abbandonato Rogerio alla “mercé” degli assessori di Javeh, Raffaele e Gabriele.
Il quadro che ne veniva fuori , dall’incrocio delle informazioni medianiche provenienti dalle realtà adiacenti a quella denso-materiale che ci contraddistingue, era strano ed inusuale, ma seppur analizzato, scomposto nelle sue parti, sezionato in profondità, era apparentemente condicevole con quello che la realtà “effettiva” – quella cioè in cui siamo materialmente inseriti – stava mostrando con chiarezza.
Che noi eravamo effettivamente gli eredi di un regno a cui il creatore aveva donato, per far sorgere la “vita”, il proprio DNA.


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