sabato 16 febbraio 2013

PIANO PIANO

Piano piano, in silenzio, nell'ombra, ci muoveremo tra gli anfratti delle città e dei sentieri di campagna.
Poi, un giorno, l'esercito dei modesti si farà uno, e il suo grido libero farà tremare le poltrone dei potenti.
Entreremo in ogni casa, e la melodia delle nostre parole d'ordine farà ballare di gioia bambini, anziani, uomini e donne di ogni credo, razza, appartenenza sociale.
E quel giorno cielo e terra si sposeranno.

(Post di Facebook del 26 gennaio 2013)






giovedì 14 febbraio 2013

L'ESSERE UMANO E' COSCIENZA RIVESTITA DI MATERIA

L'essere umano è coscienza rivestita di materia.
Così come, a seconda delle stagioni, indossiamo abiti più o meno pesanti, la coscienza, a seconda del suo grado evolutivo, si riveste di involucri fisici che più si adattano agli ambienti e alle esperienze evolutive che lo spirito ha deciso di sperimentare.
Saranno quindi le necessarie esperienze esistenziali che dovranno decidere il luogo fisico dove nasceremo e poi vivremo, e il vestito ( il corpo ) che più ci sarà utile per capitalizzare al massimo il campo del libero arbitrio in cui dovremo operare, ossia il contesto dimensionale fisico-materiale in cui ci muoveremo.
Nel corso della vita l'essere umano, così come avviene nell'avvicendarsi delle stagioni, dovrà gradualmente cambiare d'abito, passando da elementi pesanti e grezzi, ad altri più leggeri, vivaci e colorati.
Allo stesso modo la coscienza si riveste di carne ed ossa, ed impara da subito a dare importanza alle necessità del suo vestito-corpo, prima nutrendolo e poi alimentandolo sessualmente ed emozionalmente. Quando poi, nella tarda adolescenza, lo spirito completerà la sua immantazione al corpo, e comincerà a percepirsi, inizierà a compiere le scelte che tenderanno a portarlo a dedicarsi alla ricerca della felicità.
Non tutti, però, sanno cosa dover cercare, e grande parte dell'umanità confonde il necessario con il superfluo/effimero, e così pure lo scopo e la funzione della ricerca della pienezza della felicità spirituale, relegandola ai soli piaceri dell'involucro fisico.
Ciò fa parte della storia di tutti noi, e tutti noi, in toto o in parte, cadiamo in questo tranello.
C'è chi si accorge di tutto ciò, e comincia percorsi di studio, di meditazioni e di comportamenti utili e intelligenti, ridando un equilibrio alla contesa fra realtà fisica e spirituale. Ma anche tutti gli altri, quelli che questi percorsi non conoscono o non vogliono sperimentare, hanno la possibilità di entrare in contatto con il mondo vibratorio della coscienza, elevando al massimo la conoscenza di sé  la propria indole individuale e collettiva, attraverso l'esaltazione della propria specialità di essere sociale, ossia della propria dignità.
Riconoscere la propria dignità, e quella di ogni altro, è quanto di meglio chiunque possa fare per far risplendere l'aspetto emotivo inerente a qualità esprimibili nella fascia vibratoria fisico-materiale, che funge da ponte tra la nostra dimensione densa e quella più eterea dello spirito.
L'utilizzo della logica della dignità come metodo comportamentale sociale, quindi, è il linguaggio umano che più si avvicina a quello divino, facendosi da questo compenetrare, dotandolo di requisiti che funzionano come tappe comprensibili e percorribili che conducono, prima o poi, ad individuare la netta separazione tra i due stati dimensionali, prima, e la loro assoluta complementarità, ed unione, poi.
Difendere la dignità umana, quindi - sia la propria che quella di chiunque altro - è linguaggio divino che si fa umano per rendersi visibile, è la democratica porta d'accesso alla realtà della coscienza, facile da riconoscere, imitare, praticare.
Anche senza saperlo, o senza esserne d'accordo, l'uomo e la donna che scelgono la strada della dignità stanno compiendo il loro dovere di spiriti eterni, che utilizzano il mezzo che hanno a disposizione per avvicinarsi il più possibile al fine ultimo che li contraddistingue: la scoperta di ciò che siamo, ma non sappiamo, e di ciò che desideriamo più di ogni altra cosa al mondo... l'esaltazione della nostra natura più intima, quella della pura coscienza, per poter tendere a tornare là da dove siamo venuti, il cielo.
L'attivista spirituale sa che è questo il cammino che deve mostrare, a se stesso e agli altri, e lo fa con gioia, incessantemente, senza remore o pentimenti. Che sia un purosangue arabo, o un ronzino padano, userà il suo mezzo al meglio: lo nutrirà, gli striglierà il pelo fino a renderlo luccicante e lo mostrerà a tutti, affinché venga riconosciuto come il modo che tutti possono usare per abbellire e accorciare il proprio cammino evolutivo.
L'attivista lo sa, e ne diviene esempio vivente.
L’attivista spirituale ogni giorno riconferma il diritto universale alla dignità: egli è degno di essere felice, in pace e nell’abbondanza, così come lo sono tutti gli esseri viventi.


(Post di Facebook del 22 gennaio 2013)


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