lunedì 10 ottobre 2011

Javeh, la sua creazione e la missione d'amore di Gesù - parte 2

Gesù allora ci spiegò che con il passar del tempo, la seconda parte di nostro Padre si era chiusa sempre più in se stessa, oltre a occuparsi solamente di ciò che succedeva nell’Universo di cui ora anch’egli faceva parte.

Cercate di immaginarvi come tutto avvenne: c’era un essere completo, capace della comprensione delle leggi cosmiche e cosciente della sua natura quasi unificata con il Vero creatore di tutto ciò che esiste nel cosmo. Egli, volendo renderGli omaggio, cominciò a creare cose di cui però non era ancora preparato. Nel creare fu attirato e risucchiato all’interno del suo stesso processo di creazione. In questa lotta si divise: una parte rimase prigioniera all’interno della creazione, un’altra al di fuori.
La parte che rimase fuori aveva coscienza di tutto quello che stava succedendo, ma non poteva né comunicare né interferire con la parte rimasta prigioniera nell’altro contesto evolutivo.

Che fare? Come unire di nuovo le due parti separate? Come era possibile riuscirci, ora che tutto il creato non aveva ricordo né della propria origine né dei propri compiti?

Gesù ci ha fatto comprendere quanto gli fosse difficile comunicare con la seconda parte di Javeh, che proprio non poteva capirlo e non faceva il minimo sforzo per intendere di fatto
cosa fosse successo. La sua unica preoccupazione infatti era quella di mantenere il suo posto di dio creatore dell’Universo nel quale era inserito. Era tutto ciò che gli importava. Non c’era spazio per nient’altro.
Per questo Gesù decise d’incarnarsi nel nostro mondo fisico e, dall’interno dell’opera di Javeh, potergli parlare e fargli percepire la realtà dell’esistenza di altre forme di vita in altri Universi, oltre a quella di un Padre Amatissimo, vero autore di tutto il cosmo.
Gesù sapeva che per attirare Javeh, per farsi ascoltare, sarebbe dovuto nascere qui: in altro modo non vi sarebbe riuscito. Così come era cosciente di quanta resistenza avrebbe trovato di fronte alle sue dichiarazioni.

La missione di Gesù era molto complessa, ma fu anche ricca di risultati: riuscì infatti a contribuire alla comprensione di Javeh, a quella dei ribelli ora incarnati, di quelli astralizzati e anche di quegli esseri che esistono in altre realtà evolutive del regno del Padre.
Cercate ancora di immaginarvi l’audacia di questo essere nell’incarnarsi sulla Terra. Gesù riuscì a influenzare – in maniere differenti – la comprensione di tutti allo stesso tempo, attraverso il suo esempio e le sue parole, insegnando la misericordia e l’amore del Padre. Riuscì a far capire alla seconda parte di Javeh che esisteva altro all’infuori dell’Universo da lui conosciuto.

Nonostante ciò, la seconda parte di Javeh continuava a essere prigioniera di se stessa, desiderando solo di mantenere il controllo e il dominio su tutto ciò che aveva creato. La missione di Gesù, agli occhi di Javeh, non aveva prodotto che pochi risultati. La personalità di Javeh permaneva la stessa: lui comandava e doveva essere obbedito!

Noi, suoi figli, prendemmo quindi una decisione: saremmo rimasti di fianco a Colui che ci aveva mostrato un nuovo modo di vivere la nostra esistenza! Avremmo lavorato in suo nome per cercare di trascinare con noi il nostro Padre Creatore, aiutandolo a comprendere il nostro ruolo in questa esistenza nell’Universo da lui creato.
La nostra premura in verità era quella di approfondire la comprensione di essere parte di un processo che andava molto al di là di ciò che conoscevamo, della realtà di vita pensante al di là di questo Universo e, principalmente, dell’esistenza di un Essere Creatore che controllava tutto, ma con attitudini completamente differenti da quelle che usava Nostro Padre Javeh!
Sapevamo che sarebbe stata una missione difficile, ma in omaggio ai nostri fratelli che erano stati distrutti nel tentativo di comprendere e porre fine a questo Universo e a tutto ciò che in esso esisteva, avremmo dovuto far capire al nostro Padre Creatore che lui era solo una divinità che s’era divisa a metà, e che la parte rimasta qui era quella che non aveva coscienza chi di fatto fosse e rappresentasse.
Decidemmo di rimanere a fianco di Gesù e non ci voltammo indietro. Dovevamo imparare molto sulle leggi di questo Cosmo, apprendere il modo in cui  
gli esseri che erano unificati al Padre Amatissimo affrontavano l’esistenza, capire come avremmo potuto aiutare il nostro Padre Creatore.

Javeh non comprese la nostra scelta, ma per la prima volta rispettò la nostra decisione, cosa che ci sorprese e rallegrò. Restammo allora al fianco di Colui che per noi adesso rappresenta la vita eterna, una nuova prospettiva di esistere a un livello vibratorio giammai da noi immaginato, figli imperfetti come siamo di un padre malato.

In seguito parleremo di come è avvenuto il nostro apprendistato e di come Javeh si posiziona in questo attuale momento terreno.






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