venerdì 4 novembre 2011

Viaggio nella materia - 2

Se l’obiettivo delle nostre ricerche è di smantellare i cardini scientifici che ci obbligano a confrontarci solo ed esclusivamente con ciò che apparentemente sembra essere la realtà fisica, bisognerà farlo sul serio, senza preclusioni mentali, anche perché è proprio la mente l’agente che ci condiziona a credere che sia vero solo quello che possiamo sperimentare con i sensi.

A distanza di poche settimane dalla scoperta dei fisici del CERN, che indica in un tipo di micro particella – il neutrino – il vettore che ha sconfessato la teoria della relatività ristretta di Einstein, viaggiando a velocità superiori a quella della luce, possiamo ora tornare al 1992, quando in un laboratorio francese  il professor Alain Aspect  e  i suoi assistenti misero in atto uno degli esperimenti di maggior rilevanza nel campo della fisica quantistica attuale.
Per questa esperienza l’equipe di Aspect ebbe bisogno di un volontario, cui asportò una piccola parte di tessuto cellulare epidermico, ponendola in un’altra stanza, da lui separata. Utilizzò alcuni rilevatori che misuravano gli impulsi elettrici e le loro intensità, applicandoli sia all’uomo sia alla sua parte di tessuto cellulare asportato. Fece allora scorrere davanti all’uomo delle immagini, dei suoni, degli odori, registrandone gli stimoli prodotti con l’intento di vedere se la parte cellulare a lui asportata registrava lo stesso tipo di stimoli, e con quali intervalli di tempo.
La registrazione meccanica dell’esperienza mostrò che la qualità e quantità di impulsi elettrici presenti nel donatore e nel suo tessuto asportato erano esattamente le stesse, ed avvenivano allo stesso tempo. 
Spostò allora la parte asportata a distanze sempre maggiori, e quando arrivò ad allontanarle 560 km l’una dall’altra si dovette arrendere (con sua grande soddisfazione, poiché era giunto al risultato che voleva) all’evidenza che le due parti cellulari subivano gli stessi impulsi, contemporaneamente. 
I cronometri elettronici non potevano mentire, e le regole della matematica nemmeno: la comunicazione stava avvenendo a una velocità superiore alla luce! A quell’epoca (gli esperimenti con i neutrini del CERN erano ancora in fase di progettazione e studio) vigeva il sacrosanto principio che niente dentro l’universo avrebbe potuto dislocarsi a più di 300.000 km al secondo. L’unica, ovvia soluzione del problema fu quella di dedurre che la comunicazione, l’informazione, doveva avvenire fuori dal contesto fisico dell’universo, in un’altra dimensione, parallela o adiacente alla nostra.

La “non-località quantica”, come fu chiamata la risultante delle esperienze di Aspect, poneva le basi di un multi-verso, di un universo cioè a molte dimensioni, all’interno del quale era quindi ipotizzabile l’esistenza anche di quella più rarefatta, più eterea, quella spirituale.
Questo stesso concetto, oggi affiancato dalle recenti scoperte sulle peculiarità delle cellule superluminali come il neutrino, non solo scardinava i concetti di spazio e di tempo, relegandoli ad una dimensione specifica della fisicità – lo spazio-tempo appunto – ma riempiva di nuovi, sconvolgenti significati tutto ciò che finora riguardava le scienze classiche.

Per capire l’importanza delle recenti scoperte sul neutrino, nel contesto che a noi interessa, dobbiamo fare un passo indietro, in direzione della struttura dell’atomo. 
Avevamo detto che la maggior parte dello spazio atomico è occupata dal vuoto. È un modo di dire, perché il concetto di vuoto è molto relativo nell’atomo, giacché al suo interno, in realtà, agiscono quattro distinte forze, che sono poi le stesse che regnano in tutto l’universo: la forza gravitazionale, la forza elettromagnetica, l’interazione nucleare forte, l’interazione nucleare debole. È proprio all’interno di quest’ultima che agiscono i neutrini, provocando il decadimento radioattivo dei nuclei atomici, agendo come una specie di “colla” fra protoni ed elettroni. 
Al di là delle particolarità tecnico scientifiche di questa asserzione, quello che a noi importa sapere è che in ogni singolo atomo che ci compone agiscono i neutrini, che viaggiano a velocità superiori alla luce, permettendo agli elettroni di trasportare informazioni al di là delle barriere dello spazio-tempo. 
Ciò succede sempre, ad ogni momento,  dall’epoca della nostra residenza nel ventre materno, fino a quando lasceremo il nostro corpo, ed oltre. 
La rivoluzione che ciò dovrà operare nell’ambito della fenomenologia scientifica classica è solo una questione di tempo, anche perché dovremo capire il cammino che questi neutrini hanno percorso fino ad arrivare a noi, considerando che queste micro-particelle  sono un prodotto delle esplosioni delle stelle dette supernove, e di questo tipo di stelle nelle “vicinanze” del nostro sistema solare non v’è mai stata traccia, a meno che fossero presenti nell’ imperscrutabile remotissimo passato.

La velocità di dislocazione nell’universo potrebbe sembrare un concetto avulso dalle nostre ricerche, ma non lo è, anzi. È proprio grazie a questa caratteristica fisica che percepiamo la materia come tale. 
Pensiamo a un ventilatore che gira molto velocemente. L’impressione visiva che abbiamo è di una forma circolare unica e compatta, una massa oscura con un raggio uguale alla lunghezza della pala del ventilatore. L’impressione non è solo visiva, ma anche tattile: se proviamo infatti ad avvicinare un dito all’immagine circolare compatta mostrata dal ventilatore in movimento, sbatteremmo la punta delle dita contro qualcosa di duro, facendoci pure male. 
Ma ciò succede solamente perché la velocità del movimento di cui disponiamo è poca. 
Se fossimo in grado di elevarla esponenzialmente potremmo entrare ed uscire tra le pale in rotazione senza mai toccarle. Allo stesso modo agiscono i fachiri quando si pungono e si trafiggono, senza soffrire alcuna conseguenza: agiscono tra gli spazi “vuoti” della materia, riuscendo a concettualizzarli e ad interagire con questa realtà “allargata” in modo intelligente.
I testi vedici ci dicono che la realtà fisica è maya, pura illusione. Lo stesso concetto è ripetuto in tutte le grandi tradizioni iniziatiche dell’antichità, ed ora anche la scienza sta cominciando a scoprirlo.

Prima di cominciare a utilizzare le informazioni che abbiamo finora incamerato, alla scoperta dell’effettività del mondo spirituale nella dimensione fisico-materiale in cui i nostri corpi interagiscono, ci sarà utile abbozzare un piccolo tuffo nella realtà cosmica, quella in cui sono inseriti tutti gli universi, e ciò che vi è oltre.


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